La musica si piega al genio cinematografico

Il cinema lo firma Martin Scorsese, la musica è eseguita e cantata, quasi sempre dal vivo, dal gruppo rock ormai leggenda, i Rolling Stones. Scorsese, che non è nuovo a questi esperimenti (nel '78 con "L'ultimo valzer", ha ripreso il concerto d'addio di un celebre gruppo rock canadese, "The Band"), ha chiesto ai suoi protagonisti di esibirsi per lui (ma anche con il pubblico di fronte) in un piccolo teatro di New York, il Beacon, e li ha seguiti quasi faccia a faccia con ben sedici macchine da presa gestite da importanti direttori della fotografia, quasi tutti premi Oscar, per farci assistere, come se vi fossimo presenti, anzi più da vicino, all'esecuzione dei loro pezzi, solo con un breve antefatto, che illustra, presenti anche i coniugi Clinton, la preparazione del film, e qua e là con poche interviste in anni lontani e pagine sparse di repertorio. Non intendendo in nessun modo raccontare la storia, attraverso gli anni, dei Rolling Stones, ma privilegiando, al contrario, quel loro modo tutto personale ed elettrico di far musica anche oggi quando, tutti e quattro, sono ormai sessantenni e uno di loro con i capelli bianchi. Il palcoscenico, la platea di fronte, scenografie suggestivamente illuminate di sfondo e loro al centro, soprattutto Mick Jagger, ma anche gli altri e gli ospiti che via via si aggiungono a loro, da Jack White a Christina Aguilera. Le varie macchine da presa li serrano da vicino (visibili le rughe, la frenesia, la fatica) e il montaggio alterna quasi con i loro stessi ritmi le immagini che li riguardano e che illustrano meglio, illuminano, il loro tanto celebrato repertorio. Le voci, le facce, i gesti, gli "a solo" di chitarra, lo scambio di saluti fra di loro mentre si esibiscono e poi, nel suo insieme, quella costante, fedelissima ricerca del cinema per non tacere nulla di quella musica e di chi le esegue. Certo, Mick Jagger ha, ovviamente, la parte del leone, si agita, canta gridando, si muove (anche oggi) con slanci e una vitalità irresistibili, ma si guarda anche agli altri e a quelli che via via loro si accompagnano in scena. Piegando il cinema alla musica ma, nello stesso tempo - tanto Scorsese è geniale - quasi sublimandolo nella stessa musica. Senza soste, senza pause, perché i suoni trascinano le immagini e le immagini sanno sempre essere tutt'uno con i suoni Effetto raro su uno schermo.