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Dal libro al film con intelligenza

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Pubblicato in quarantanove Paesi, ha venduto a tutt'oggi 1.700.000 copie. Di intenzioni spiccatamente autobiografiche, ci diceva di un ragazzino che in Afghanistan aveva vissuto la caduta della monarchia e l'invasione sovietica, tornandovi da adulto, dopo essere emigrato negli Stati Uniti, per riparare, nonostante la fosca tirannia dei talebani, a una colpa commessa da piccolo ai danni di un coetaneo. Adesso il film. Riscritto da uno sceneggiatore, David Benioff, che è scrittore a sua volta ("La 25ma ora", portato allo schermo da Spike Lee), e diretto, in varie località dell'Asia Centrale, da un regista, Marc Forster, noto per film di intonazione diversa, da "Monster Ball", su temi etnici, a "Neverland", sulla vita dell'inventore di Peter Pan, J.M. Barrie, mentre si attende per novembre il suo apporto al 22mo film della serie James Bond con Daniel Craig. Di saldo e severo impegno la sceneggiatura. Fedele al testo, ma con intelligenza, ne espone le tappe salienti con felice essenzialità, badando soprattutto ad esprimerne più il senso e i climi che non lo schema libresco. Con un finale, forse più ottimistico di come l'autore letterario lo avesse visto, ma comunque con accenti di un lirismo asciutto che finiscono persino per commuovere. Pur evitando il patetismo. la regia ha fatto il resto. Agli inizi con un disegno affabile e disteso per rappresentarci l'infanzia felice del piccolo protagonista in una Kabul ricca e serena, con un padre affettuoso e un amico della sua stessa età che gli è devoto con dedizione assoluta. poi, di seguito, con cenni rapidi, ha disegnato la cattiva azione commessa dal primo ai danni del secondo, travolgendo tutti, con ansioso rigore, nella desolazione dell'occupazione sovietica: con la fuga, l'espatrio, una nuova vita in California, sempre nell'incoscio, con il ricordo di quella cattiva azione. Fino al momento in cui giungerà l'ora, drammatica per ripararla alla luce anche di una rivelazione inattesa. Tensioni, angosce, pagine terribili al momento dei sovietici, ma anche più terribili, e atroci, quando quel ritorno "a casa" opporrà il protagonista adulto all'orrore dei talebani (lacerante la sequenza della lapidazione dell'adultera...). Uno stile rapido ma anche prezioso, cifre visive sempre di sapiente intensità. Al centro, degli interpreti, professionisti e no, di solida efficacia. E coinvolgenti; specie i bambini.

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