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Sarina Biraghi [email protected] Non più kamikaze. Non ...

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Le armi terroristiche in un futuro affatto lontano saranno armi robotiche che sostituiranno gli attentatori suicidi. Per l'esperto inglese di robotica, Noel Sharkey, docente di Intelligenza artificiale all'università di Sheffield (dove c'è il sito di stoccaggio delle barre d'uranio delle nostre centrali nucleari dismesse) è al nastro di partenza la competizione internazionale per munirsi di queste armi robotiche. Molte nazioni, secondo Sharkey, sono impegnate nello sviluppo di armi robot: «Attualmente sono circa 4.000 i sistemi robotizzati impiegati nella guerra in Iraq e le ore di volo compiute da aerei privi di equipaggio dall'ottobre 2006 hanno superato le 400.000. Tutti questi robot sono peraltro controllati e comandati da un sistema remoto e la decisione di utilizzare le armi letali di cui possono essere dotati vengono prese da un essere umano». Gli Stati Uniti, secondo la Roadmap per i sistemi automatici 2007-2013 ha in programma di spendere quattro miliardi di dollari fino al 2010 in sistemi automatici. Una corsa all'armamento robotico perseguita anche da Europa, Canada, Corea del Sud, Sud Africa, Singapore e Israele. Mentre Cina, Russia e India stanno mettendo a punto soprattutto programmi su aerei da combattimento automatici. Una gara preoccupante che, secondo l'esperto, potrebbe rivelarsi un boomerang: «La disponibilità maggiore di componenti robotiche farà abbassare i loro prezzi e sarà sempre più facile trovare sul mercato pezzi da assemblare per realizzare armi robotiche fatte in casa». Insomma, con quello che offre il mercato si potrà costruire un aereo pilotato a distanza con soli 250 dollari. L'etica e la responsabilità costano molto di più.

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