Herlitzka: «Che noia non essere famosi»
L'uccisione di un padre, l'accanimento volontario, la perdita del potere, l'incesto, raccontano anche i drammi persistenti dell'uomo e dell'umanità». Cosa le sta regalando questo personaggio? «Mi sta regalando commozione, quasi approvazione per me stesso». Si sente un'opera d'arte del teatro italiano. «No, mi sento di poter provare a farla l'arte». Spesso definito un monumento, è vero? «Non esageriamo. I monumenti appartengono all'immortalità». Perché fa teatro? «Per comunicare ed essere ascoltato». Dove è nato? «A Torino e ho studiato all'accademia d'Arte Drammatica Silvio D'Amico». Voleva fare l'attore? «Sì. Volevo e vorrei diventare molto famoso. Ma non ci riesco». Più volte premiato, contento? «Sì, i premi sono momenti di felicità. Vado fiero del premio Flaiano, dell'Efebo d'argento e del Premio Salvo Randone». Le piace fare cinema? «Sì. Lo faccio purtroppo poco. "Buongiorno notte" è stato qualcosa di esaltante. Bellocchio è un regista bravissimo. Avere interpretato Moro è stata una soddisfazione». Ha lavorato anche con Valeria Bruni Tedeschi, un'ottima esperienza? «Assolutamente sì. Valeria Bruni Tedeschi è bravissima». È vanitoso? «Sì, sì». È narciso? «Lo ero, per ora sono un narcisista pentito». Autentico più nella vita o sul palcoscenico? «Ormai mi sono un po' trasferito nella mia attività, ho la cosiddetta deformazione professionale». E perché non si sente un divo? «Volevo diventare famoso, come vi ho detto, per diventare un vero divo. Spero di diventarlo al più presto». Farà teatro sino alla sua morte? «Dipende dalla morte. Sarò sul palcoscenico e sul set fin quando potrò e quindi la morte è avvisata».