dall'inviato Stefano Mannucci SANREMO Un pur vasto ...
Sono stati assicurati alle patrie galere borseggiatori e malintenzionati assortiti, e i servizi segreti hanno vigilato su possibili movimenti di qaedisti nella città dei fiori. Un controllo ferreo. Eppure, gli ascolti si sono volatilizzati. Spariti: per lo scorno del caravanserraglio festivaliero. Chi l'ha visto. Alla conferenza mattutina, la faccia di Pippo sembrava una gruccia appendiabiti, quella di Del Noce un roast beef carbonizzato. Mai così mortificante l'audience della serata d'esordio dal 1987, anno in cui fu istituito l'Auditel. Appena 9,5 milioni di spettatori nella prima parte dello show, per uno share del 35,01 per cento. Nella scorsa edizione si era toccato il 43, con tre milioni di spettatori in più: tutti fan della Hunziker? I protagonisti della disfatta convenivano che le breaking news sull'orrore di Gravina avevano tolto interesse attorno a Sanremo, come confermava il pieno di ascolti della Sciarelli, su Raitre, con 4,4 milioni di spettatori. Baudo si interrogava sui correttivi da adottare: «Fare tv non è come recitare Shakespeare, si può aggiustare secondo i risultati e la sensibilità». Sospirone di sollievo: si temeva l'allestimento del «Re Lear». Basta e avanza il «Romeo e Giulietta» cocciantiano. Le allegre comari. Il palco dell'Ariston fa venire i capogiri come il Rotor del Luna Park, ma le donne, quest'anno, paiono prede di oscuri malesseri e tempeste ormonali. Dopo il pianto magiaro della Osvart, ecco il black out della Guaccero. Perde la voce in modo inquietante a tre ore dalla diretta, e a poco valgono suffumigi e spray orali. Così si decide di non farla cantare live: anche se il livello delle canzoni del 2008 autorizzerebbe chiunque a tentare la sorte. Pensieri notturni si innescano quando balla da tarantolata. Poi c'è il nuovo caso Berté, che dopo aver passato tre giorni barricata in albergo a pulire le mattonelle del bagno con il Viakal (tutto vero, lo giuriamo), pretende di uscire presto in scena (invece che in coda, come da scaletta) minacciando forfait. Forse presagisce l'invasione delle blatte nella vasca. Pippo tratta: fino all'ultimo si figurano disastri in hotel e sul palco. Prima delle 23, eccola in scena, in anticipo di un'ora, avvolta in un abito di sua creazione, a metà fra Obi Wan Kenobi di Guerre Stellari e la strega Nocciola. Il cappuccio è cucito con la federa del cuscino: finirà sul conto. Baudo e Chiambretti la sorvegliano a vista, ma è una performance da vera diva. Alla fine bofonchia che «i cantanti sono trattati da saltimbanchi», poi si perde nella notte. Che la forza sia con lei. Cave canem. Gli autori hanno trasformato il copione in una foresta di simboli. Dopo la sigla, Pippo entra classicamente, e giura: «Meno pazzie». Sembra una sconfessione di Chiambretti, che quando arriva chiama a «garante per la trasparenza del festival» il "commissario Rex", più una torma di altri pastori tedeschi. «Mai visti così tanti cani in tv neppure al Grande Fratello». Quelli abbaiano: se fanno i bisognini chi li raccoglie? Basta metafore, su. Silvio Baudo. Ecco la gag sul «contratto con gli italiani» sulla scrivania berlusconiana. Nel programma, l'abolizione dell'Ici sulla prima casa discografica. Ma se anche il direttore artistico di Sanremo si scegliesse alle urne? Bonolis ha già messo in moto il pullman. Ma che colpa abbiamo noi. Il pensiero corre alla pila di cd selezionati per mesi da Pippo e i suoi. Migliaia di brani: e questi erano i migliori? Minghi e Little "cuore matto" Tony sono busti al Pincio. Giò Di Tonno e Lola Ponce sanno cantare, e lei è una sirena: ma lo spartito è un kleenex. I Sonohra li hanno pettinati a ceffoni, e un motivo ci sarà. I Finley vanno vietati agli adolescenti che credono quello sia il rock. Fa tenerezza Jacopo Troiani, ma avrà perso una settimana di scuola per essere qui, e addio quarta declinazione. Meglio Ariel, che almeno ha un po' di adrenalina in corpo. Del militare di carriera Rosario Morisco non si può parlar male, ma solo perché è stato in missione in Kosovo, Bosnia e Afghanistan: però così non vale. Mietta spariglia il repertorio, ma il pezzo è andante con brio, quasi sexy. Venuti manca il colpo d'ala ma non si sfracella. Rapetti jr. ha frantumato la collezione di papà Mogol e zio Battisti. Più che buono Grignani, con il suo ballatone di redenzione personale. Esotico e jazz Cammariere (monumentale Bosso alla tromba), controversa Valeria Vaglio con il suo amore diverso (è la tendenza dell'anno). E i Tiromancino? Pezzo esile, ma salgono le loro quotazioni per la vittoria: una canzone sui licenziamenti, di questi tempi, è un inno popolare. Promossi. Giovani in finale: Ariel, Troiani, Sonohra, La Scelta.Que sera sera.