Salò, cronache di ragazzi che sbagliarono con onestà
Di alcune di queste figure racconta, con un accostamento difficile e raro di poesia e rigore storico, Mario Bernardi Guardi con «Fischia il vento ed urla la bufera perché portiamo la camicia nera, (Storie della parte sbagliata)», Nuove Idee, 88 pagine, 10 euro. Un libro che con pazienza è andato a ripescare cinque testimoni nascosti, anzi, dimenticati dalla storia, e gli ha fatto raccontare la loro esperienza. Cinque ragazzi, quasi ragazzini, che al termine della seconda Guerra Mondiale, quando l'Italia fuggì raccapricciata dall'alleanza con i nazisti, decisero di seguire il loro Duce nel baratro della Repubblica di Salò. Ragazzini che trovandosi di fronte a un bivio imboccarono una strada. Non manca, in questa piccola, ma significativa carrellata di persone e idee, chi la camicia nera l'ha messa a 13 anni. Il racconto, le testimonianze, il commento, sempre presente, ricostruiscono il colosso della propaganda fascista. Un sistema di comunicazione potentissimo: fatto di slogan, di canzoni, di immagini e di parole grandi, decise, indiscutibili come: onore, dignità, patria. È così che la storia produsse dei morti «che non ti aspettavi, che non avevi messo nel conto». Giovanotti pieni di volontà, coraggio e vigore che si rimisero in riga con l'ex alleato nazista, proprio nel momento in cui tutte le righe si rompevano. E nella ricerca di un improbabile perché Bernardi Guardi lascia parecchie porte aperte. La vita insegna che spesso un perché non c'è. Nella bella prefazione a completamento del volumetto il professor Franco Cardini scrive con eccezionale limpidezza: «Salò fu una tragedia e per certi versi una tragicommedia». Ecco, in queste poche parole c'è l'indicazione dello spirito di lettura, la ricerca del senso ironico e drammatico della vita e della Storia. Un senso beffardo che si scaricò tutto nelle coscienze di quei protagonisti in negativo. Questo libro sarebbe stato impensabile, solo vent'anni fa e oggi va ad aggiungere un passo a quel cammino verso una memoria condivisa, verso una storia di tutti. Sono ricordate le parole, nobili, di Luciano Violante in Parlamento: «Combatterono dalla parte sbagliata, ma lo fecero spesso in buona fede, con coraggio, con onestà». Onestà, una parola che oggi, epoca del turbocapitalismo, della flessibilità e della «razionalizzazione delle risorse umane» ha un sapore antico, lontano, quasi incomprensibile. E proprio perché il Terzo Millennio ha sempre meno a che vedere con il Novecento oggi è possibile alzare lo sguardo su una pagina di storia italiana che non è mai stata letta del tutto.