Raffaello Uboldi Direttore della seconda e della terza rete ...
Mondadori, pagg. 256, 18,00 euro). Che tipo di uomo viene fuori da questo libro? «Un personaggio al tempo stesso fuori dal suo tempo, e con radici in maniera assoluta nel proprio secolo. Un uomo molto moderno, con uno straordinario rispetto per la fede religiosa degli altri, in questo caso i protestanti, salvo essere rigorosamente seguace della Chiesa di Roma, con una idea molto chiara dell'importanza della fede e della cultura cattolica. Inoltre qualcuno che crede nell'efficienza, oltre che nel coraggio, sul campo di battaglia, tant'è che le sue vittorie militari debbono moltissimo alla logistica, alla propria capacità organizzativa nel rifornire le armate sotto il suo comando di viveri e di materiali, in un'epoca quando gli eserciti vivevano razziando i territori attorno. Per riassumere al massimo direi che oggigiorno si troverebbe bene al comando di un esercito degli Stati Uniti». La sua formazione ? «Non nasce cattolico, è un convertito. In gioventù ha compiuto un lungo soggiorno di studio in Italia, in occasione del quale si è impadronito così bene della nostra lingua da continuare ad usarla di frequente, del resto non sono pochi gli italiani sul fronte austro-tedesco, citerò Ottavio Piccolomini e Mattia Galasso che comandarono eserciti ed ebbero una notevole influenza a Vienna, al punto da far parlare di un partito italiano alla Corte imperiale». Che cosa lascia dietro di sé ? «L'idea che le armi non bastano a risolvere una guerra, in questo caso il conflitto fra protestanti e cattolici. Oggi verrebbe considerato il fautore di un'Europa unita nella diversità, e anche in questo stà la modernità di Wallenstein. Invece lo uccidono (24 febbraio 1634), accusandolo di tradimento per aver compreso che dopo non poche vittorie militari contro i danesi, i sassoni, gli svedesi del re Gustavo Adolfo, è il momento di cercare una intesa, magari una pace separata in Germania fra i difensori dell'una e dell'altra fede». Risultato? «Che la guerra continua, gli eserciti imperiali ottengono altre vittorie, ciò malgrado la pace di Vestfalia ridimensiona i sogni degli Asburgo, che mantengono l'Austria, l'Ungheria, la Boemia-Moravia e la Slesia, ma perdono il controllo dei principati tedeschi che conquistano l'autonomia».