«La mia vita a metà tra il bene e il male»
Si ritiene più attore di cinema, di teatro o di fiction? «Sono un attore e basta. Ho lavorato tanto per il teatro. Il mio primo spettacolo «"a doppia incostanza" di Mariveaux. Poi le sorprese dell'amore, ero diretto dal bravissimo Sandro Sequi. Ancora teatro con un regista tedesco, Peter Stein, per il cekoviano "Zio Vania" e poi "Orgia" di Pasolini con la regia di Massimo Castri». Ha frequentato l'estero? «Alcuni anni di assenza dai palcoscenici proprio perché ho girato film all'estero. E poi ho ricominciato a fare teatro». Qual è il ruolo della sua carriera al quale si sente più legato? «Tutti i ruoli insegnano qualcosa. Certo Cariddi l'ho interpretato per tanto tempo». A proposito di Tano Cariddi, sembra specializzato in ruoli di personaggi cattivi, perché? «Forse hanno capito che sono un uomo che pensa molto e i buoni invece, secondo un luogo comune, hanno pochi pensieri. Tanto buono, forse, proprio non devo essere. Ed infatti a volte non lo sono. Per quanto riguarda la recitazione i cattivi sono più ricchi di sfumature psicologiche e forse danno maggiori soddisfazioni». Ha studiato per fare l'attore? «Sì. L'accademia d'arte drammatica, poi Ronconi mi ha fatto lavorare con lui a teatro». Deve molto alla televisione? «Devo forse tutta la mia popolarità. Tanti sceneggiati ed ovviamente "La piovra"». Ed è arrivato il successo... «Sì, da un giorno all'altro in Italia mi conoscevano tutti, veramente tutti». Il successo cosa vuol dire? «Con il successo puoi parlare, le offerte di lavoro aumentano. Diventi un personaggio pubblico. Certo tanti onori ma anche tanti oneri. È sicuramente il successo quello che noi tutti cerchiamo di avere, si lavora anche per essere conosciuti ed amati dalla gente». È innamorato? «Da sempre e per sempre di mia moglie». Insomma, lei è buono o è cattivo? «Un po' buono e un po' cattivo».