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Quella spia dello zar di nome

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Benito

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Tutto ruota, secondo la ricostruzione di Atamanenko, intorno alla figura di un agente omosessuale dei servizi segreti zaristi, Ivan Manasievich-Manuplov che dopo aver fondato nel 1902 un giornale di copertura a Parigi con i fondi dello zar, si sarebbe trasferito in Vaticano con l'incarico, sempre di copertura, di responsabile degli affari religiosi. A Roma avrebbe sviluppato una vasta attività spionistica, facendosi molti amici e «collaboratori» nel quotidiano del Partito socialista «Avanti!». Tra i suoi agenti, secondo l'autore, anche il direttore della testata, Benito Mussolini. Atamanenko sostiene inoltre che nel 1935 il dittatore Stalin volle rovinare la reputazione di Mussolini agli occhi di Adolf Hitler. I servizi segreti gli avrebbero esibito le relazioni, custodite negli archivi, che Mussolini avrebbe scritto per lo zar tra il 1902 e il 1914. Relazioni fatte poi arrivare sul tavolo di Hitler che avrebbe convocato a Berlino il duce strappandogli territori coloniali in Africa e la partecipazione di una decina di divisioni fasciste all'attività della Wehrmacht.

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