Forattini: "La satira? Non può essere solo di sinistra"
Parliamo di Giorgio Forattini -romano doc, classe '31- da sempre considerato il più famoso vignettista italiano (anche se lui preferisce definirsi un disegnatore satirico). Con oltre tre milioni di libri venduti in tutto il mondo, e con collaborazioni su riviste e quotidiani di prestigio (oggi disegna per Il Giornale e Panorama), Forattini in questi anni si è tirato addosso le simpatie ma anche gli strali di personaggi di spicco della politica di casa nostra come Massimo D'Alema, il quale nel 1999, per una storica vignetta pubblicata su La Repubblica che lo ritraeva a "sbianchettare" i nomi della famosa lista Mitrokhin, querelò Forattini chiedendogli un risarcimento di 3 miliardi di vecchie lire. Querela in seguito ritirata. Passate anche alla storia le vignette in cui Forattini caratterizza fumettisticamente Craxi vestito come Mussolini, Fassino scheletrico, Amato come Topolino, Berlusconi come Paperone, Veltroni come un bruco e tantissime altre. Da qualche giorno è uscito per Mondadori un nuovo irriverente volume dal titolo «Vaffancolor. Un anno di politica a colori». Forattini, quali sono i personaggi politici «coinvolti» nelle vignette del suo ultimo volume «Vaffancolor»? «Questi ultimi sono stati gli anni di Prodi: così il sessanta per cento dei miei disegni satirici vedono protagonisti l'ex Premier ed altri esponenti del suo Governo, oramai caduto. Le rimanenti vignette ritraggono esponenti dell'opposizione e protagonisti della politica estera, in Italia ahimè tanto poco seguita». Perché la satira politica fa ancora paura? «Perché ha sempre dato fastidio al Potere. Va anche detto che, escludendo i Paesi con regime dittatoriale, la satira non è mai stata combattuta. Cosa che avviene invece in Italia, grazie ad una sua particolare concezione, "ispirata" dalla Sinistra. Basterà dire, che tutte le querele e le cause che ho dovuto affrontare in tribunale sono state avanzate da personaggi della Sinistra, servendosi del Codice Rocco. Consideri che non esistono articoli del Codice che riguardano la satira. Né tanto meno che la vietino. Per quanto concerne poi la diffamazione a mezzo stampa, attendiamo ancora una legge che finalmente la regolamenti». La sua è una satira molto dura. Se ne rende conto? «Certamente, ma non è mai stata gratuita, mai utilizzata per fini personali. Il problema, lo ribadisco, è che in Italia esiste una concezione secondo cui se una vignetta -od uno scritto satirico- "colpisce" i poteri forti -siano essi rappresentati dal Presidente della Repubblica, dal Parlamento o dalla magistratura -, mettendo in discussione il loro operato, allora essa colpisce la Costituzione. In questo modo, la satira risulta infamante e se ne decreta perciò la sua incostituzionalità». Lei, però, è sempre stato assolto dalle numerose accuse di diffamazione. «Sempre, eccetto una volta: lo scorso ottobre sono stato condannato dalla Cassazione per una mia vignetta risalente al 1998. Condanna che io considero una vera e propria pietra tombale sulla satira». Dei comici o dei vignettisti satirici di sinistra che professano pubblicamente la loro militanza politica, che idea si è fatto in questi anni? «Questi signori, compresi i vari imitatori, non sanno cosa sia la vera satira; essi ne fanno piuttosto un uso strumentale e politico. La verità è che i comunisti si sono impossessati oltre che della cultura, anche della satira. Il problema nasce dalla divisione del Paese fra Destra e Sinistra, operata molti anni fa proprio da loro, costringendo: "se non sei con noi sei fascista". La cultura liberale (alla quale sento di appartenere) è stata annullata dalla così detta intellighentia di sinistra. La qual cosa non ha certo favorito la nascita e lo sviluppo di una comicità e di una satira "libera", coraggiosa, educativa e dalla parte del cittadini». È per questo che la si vede poco in tv? «Purtroppo. Tutta la satira che si vede in Rai oggi è di sinistra; tutte le redazioni della Rai (ma gran parte del discorso vale anche per Mediaset) sono di sinistra. Ha ragione Berlusconi quando afferma che se non sei di sinistra non lavori. Personalmente non mi sono mai schierato politicamente né a destra, né a sinistra; tuttavia, se oggi continuo a fare questo mestiere, che per me è in assoluto il più bello e che nessuno riuscirà mai a farmi abbandonare, è grazie alla fortuna del mio nome, ai miei trentacinque anni di battaglie quotidiane. Ma soprattutto grazie ai lettori che da sempre mi seguono con affetto, e ai quali devo moltissimo».