Addio Henri Salvador, tutto risate e bossa nova
In quel fantasmagorico crocicchio dove si intrecciano teatro, canzone, circo, jazz e music-hall, le radici musicali di Salvador sono tutt'altro che confuse e confondibili. Di questo s'è dovuto accorgere anche il presidente Nicolas Sarkozy che, anche se preso da altre faccende, ha ammesso che «la Francia ha perduto l'icona più rappresentativa della canzone, apprezzata anche dalle giovani generazioni». Fra l'altro Sarkozy è appena tornato dalla Guyana, terra natale di Salvador e, in quest'occasione, anche il primo ministro Fillon ha ricordato la straordinaria longevità artistica che ha fatto di Salvador uno degli artisti francesi più celebri. Talento incomparabile e verve comica inestinguibile, Henri Salvador ha attraversato epoche e generi senza fare una grinza. La sua origine creola, reperibile nei tratti e nella pronuncia, oltre che nelle melodie e nelle sonorità, non lo ha mai tradito, insieme con la personalità esplosiva, al gusto per l'assurdo, al senso dell'humor. "Maladie d'amour", "Le loup, la biche et le chevalier", "Si jolie", "Faut rigoler" figurano fra i suoi principali successi, a cui vanno aggiunti alcuni brani realizzati per il mercato italiano, fra cui "Roma", che raggiunse il n.1 in hit parade. Proprio in Italia, a cavallo fra la fine degli anni '50 e l'inizio dei '60, Salvador fu popolarissimo, grazie alla sua partecipazione a "Giardino d'inverno", "Studio Uno" e altri show dell'epoca. L'ampia gamma di registri, la filosofia del sorriso, la tenerezza e l'ingenuità lo hanno sempre accompagnato nella sua lunghissima carriera. Lo scorso 21 dicembre aveva tenuto un concerto a Parigi. Anche il suo ultimo album, "Reverence", registrato tra Parigi, New York e Rio nel 2006, esaltava questi ingredienti. Un album ricco di un sostanzioso retaggio con il quale l'artista omaggiava con splendide ballate i ritmi del Brasile (ospiti Gilberto Gil, Caetano Veloso e Joao Donato), ricordando con affetto il suo grande amico Ray Charles.