Dieci milioni in ginocchio davanti alla Signora di Lourdes
Èquasi un inizio di primavera a Lourdes, cittadina pressochè sconosciuta, all'incrocio di sette valli e dominata da secoli da una imponente fortezza militare .Sconosciuta dal punto di vista geografico, non per quella geografia spirituale che è quella della fede. Qui da 150 anni accorrono ogni anno milioni di persone. Sciamano fra i negozi di oggettistica sacra (ecco il supermarket della fede), fra paccottiglia più o meno devozionale, e poi si infilano in un lungo viale. È come il passaggio fra due mondi. Quello rumoroso che bada, senza troppi infingimenti, agli affari, e quello impalpabile fatto di canti e preghiere, mani che accarezzano pietre, ceri di ogni dimensione, bagni in piscine dove scorre un'acqua gelida, considerata purificatrice e persino miracolosa. Dietro questa cartolina si cela però uno dei fenomeni più clamorosi dell'epoca moderna, si comprende la forza di attrazione di un luogo scelto dalla Vergine Maria per dialogare con una ragazzina di nome Bernadette Soubirous. La vicenda è arcinota. L'11 febbraio del 1858 Bernadette va a raccogliere legna. A Massabielle l'incontro. È giovedì grasso. Una "signora vestita di bianco" le appare. Nessuna parola. Solo gesti muti. Insieme la recita del rosario. Poi scompare. L'apparizione avviene altre 17 volte. Il culmine il 25 marzo, festa dell'Annunciazione. La "signora" rivela a Bernadette la sua identità: "Io sono l'Immacolata Concezione". La povera ragazza non capisce il senzo delle parole. Con affanno corre dal parroco ripetendo a memoria quella misteriosa sequenza di vocaboli. "Ma sapete cosa vuol dire Immacolata Concezione?" le domanda il curato. "No, signor curato, la signora mi ha detto così ed io ve lo ripeto". Poteva una fanciula barare su una frase che conteneva addirittura un dogma proclamato appena quattro anni prima da Papa Pio IX? Poteva conosciere Bernadette la profondità di quella frase, lei che non sapeva il francese, che non aveva neppure fatto la prima comunione? Gli studiosi, a cominciare da René Laurentin, mariologo di fama internazionale, sono concordi nel sostenere che questa adolescente era ignara della verità raccolta, che non poteva inventarsela e che perciò l'aveva sentita da "Aquerò", quella là, come lei amava nel dialetto bigourdan di Lourdes, apostrofare la "signora" apparsa nella grotta di Massabielle. Anche da una prospettiva teologica c'è uno scarto che Bernadette non poteva colmare. Si era sempre detto che Maria "è stata concepita senza peccato", "è stata definita Immacolata Concezione". Mai nessuno aveva affermato: "Maria è l'Immacolata Concezione". Perciò, Maria, apparendo a Bernadette si è personificata con il medesimo privilegio che Pio IX aveva proclamato dogma di fede. Da qui l'incomprensione, lo sconcerto, gli interogatori, le minacce, le trappole verbali per intimidire la veggente, per farla deragliare da una deposizione che è parsa sempre sobria, lucida, senza contraddizioni, granitica. In Lourdes c'è il mistero della Madre di Dio che appare e il mistero di Bernadette Soubirous. I miracoli hanno fatto il resto. In 150 anni sono arrivati nella cittadina oltre trecento milioni di pellegrini. Sei milioni nel 2007. Probabilmente otto se non dieci milioni in questo 2008 giubilare. Le guarigioni considerate inspiegabili dalla scienza medica, rigorosamente catalogate nel Bureau Medical di Lourdes, sono 7200, solo 67 quelle considerate dalla Chiesa veri e propri miracoli. L'80 percento dei miracolati sono donne, sei gli italiani. L'ultima guarigione riconosciuta porta la data del 1999 ed è di un infermiere dell'ospedale di Angoulème affetto da una grave forma di sclerosi a placche. Attualmente è in fase avanzata il processo di riconoscimento della guarigione di Giuliana Torretta, "miracolata" a Lourdes il primo giugno 1998. Guardi in faccia le persone mentre pregano individualmente o in gruppo e ti accorgi che non cercano il miracolo. Lourdes sarà la "citta di Maria" ma è arduo etichettarla come la citta dei miracoli. "Il vero miracolo - mi dice una "sorella" dell'Unitalsi nel grande albergo attrezzato per malati "Salus Infirmorum" - è la guarigione dei cuori". E allora, improvvisamente, cambia la prospettiva. Il "per grazia ricevuta" si riferisce soprattutto allo spririto, alle malattie mortali dell'anima. "Lei non può immaginare - ripete il rettore del santuario, padre Raymond Zambelli - quante sono state le conversioni, perchè la gente non intraprende un viaggio per essere guarito, ma per ricevere l'amoroso abbraccio di Dio". Solo in questi due giorni sono arrivati quasi trentamila italiani con sessantotto voli charter e un centinaio di pullman. Il Giubleo è ricchissimo di inizative e si articola in dodici "missioni". Fra i pellegrini si attende il più illustre: Papa Benedetto XVI. E nella memoria colletiva rimane il pellegrinaggio di Giovanni Paolo II del 14 - 15 agosto 2004. Il suo sostare dolente e rattrappito davanti alla Grotta, la messa celebrata sull'Esplanade. Il Papa in carrozzella come milioni di altri malati e disabili. Simbolo e icona di una sofferenza che nella fede trova il suo approdo più alto e definitivo. Il Papa di Fatima che lascia il suo testamento spirituale nelle braccia di Maria a Lourdes. "Con Papa Woytyla - spiega don Ernesto Ratti di Lugano - la devozione mariana si è imposta anche alla riflessione teologica. Una dimensione della fede che per noi sacerdoti sta diventando una formidabile opportunità di catechesi e pastorale". Già. Il discorso potrebbe valere anche per la Madonnina che ha lacrimato sangue a Civitavecchia. Maria non cessa di essere protagonista della storia della Chiesa, come ha evidenziato nella sua convincente testimonianza al "Tempo" il vescovo emerito della città laziale, Girolamo Grillo. Certo, la comisssione teologica si è fermata alla formula "non constat de supernaturalitate" (non risultano elementi soprannaturali), ma la vicenda è lungi dall'essere chiusa. C'è l'evidenza di un fatto (le lacrime di sangue); il solenne giuramento di un vescovo, lo slancio del cuore di un Papa. E il popolo dei santuari che affolla Lourdes ha preso d'assedio nei giorni scorsi anche il quartiere Pantano di Civitavecchia. Senza tentennamenti o cavilli dottrinali. Non a implorare un miracolo ma a cercare il contatto col divino, la "guarigione del cuore".