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Sly, il mio Rambo

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contro i genocidi del governo birmano

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Costato circa 50 milioni di dollari e interpretato - fra gli altri - da Sarah Miller, Michael Burnett e vari attori thailandesi e birmani in esilio, il film è uscito un paio di settimane fa in Usa con un incasso di circa 31 milioni di dollari. Mentre in Italia uscirà il 22 febbraio in 500 copie distribuite da Buena Vista. Il quarto capitolo della serie è quello che ha dato maggiori soddisfazioni a Sly, «per il messaggio che comunica: nessun esercito può cambiare il mondo ma individualmente possiamo cambiare noi stessi - ha spiegato Sly, ieri a Roma -. Ho contattato il consolato birmano a Washington chiedendo di poter visitare il Paese, come ha fatto Angelina Jolie in Iraq, o George Clooney in Darfur. Loro mi hanno risposto dicendomi che quello che mostro nel film sono tutte fantasie e che comunque non sono gradito nel loro Paese». La storia narra, dopo vent'anni dal terzo episodio della serie, il ritorno in azione di Rambo, "in pensione" in un villaggio della Thailandia, al confine con il Myanmar (ex Birmania), dove è in corso la guerra civile tra l'etnia dei karen, vittima di un vero e proprio genocidio, e l'esercito birmano. A riportarlo in azione è il rapimento da parte dei birmani di un gruppo di missionari cristiani che Rambo aveva accompagnato in territorio di guerra per portare cibo, medicinali e bibbie alla popolo vessato e torturato. Rambo decide si unisce allora con la squadra di mercenari assunta dal pastore locale, Arthur Marsh (Ken Howard), per farli scappare dal campo di prigionia dove sono stati rinchiusi dal sadico e perverso maggiore Tint. Rambo, il reduce del Vietnam diventato un emarginato nel proprio Paese - nato con "First Blood", romanzo di David Morrell - debuttò al cinema con nel 1982 con la regia di Ted Kotcheff (e 125 milioni di dollari di incassi nel mondo). Nel 1985 arrivò poi "Rambo 2 - La vendetta di George P. Cosmatos" (circa 150 milioni di dollari di incassi). E nel 1988, "Rambo III" di Peter MacDonald (quasi 54 milioni di dollari di incassi). «Il primo film di questa serie, è come il primo figlio: può darti dei problemi ma ci sei più emotivamente attaccato - ha detto Stallone -. Il secondo è stata una fantasia americana e maschile. Il terzo un esperimento interessante: ma due settimane prima dell'uscita, Gorbaciov è venuto in America con la sua Perestroijka e ha dato un bacio a Reagan; così, il nemico, invece dei russi, ero diventato io. Contrariamente a quanto ho detto gorni fa, ci sarà forse anche un "Rambo 5": è difficile dire addio a un personaggio così e vorrei portarlo in Iraq. Ora, sostengo McCain perchè per me questo è un periodo in cui c'è bisogno di qualcuno con l'esperienza giusta nel gioco della politica, che pur trattando questioni di vita e di morte, resta comunque un gioco. E alla Casa Bianca non può andare qualcuno a cui occorre ancora tempo per imparare le regole di quel gioco - ha poi aggiunto il divo che, da sempre di fede repubblicana, appoggia alle presidenziali il candidato repubblicano -. McCain e l'uomo di cui mi fido per affrontare gli otto anni devastanti verso cui andiamo, nei quali l'America dovrà tentare di recuperare quella grandezza che ha perso negli ultimi due anni. Obama e Hillary potranno diventare grandi star ma ora c'è bisogno di qualcuno di grande esperienza e che ispiri fiducia. È come se stessi facendo il cast di un film: sceglierei Schwarzennegger per le stesse ragioni».

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