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L'INNOCENZA DEL PECCATO, di Claude Chabrol, con Ludivine ...

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Siamo a Lione. La gloria locale è uno scrittore di mezza età con una moglie che lo ama molto, forse ricambiata, e una assistente che lo asseconda in tutto. Vive in una villa isolata, naturalmente con piscina ma ha anche un appartamentino a Parigi, dove si svaga con un gruppo di amici fidati. Si imbatte in una ragazzina, con trent'anni in meno di lui, che conduce in televisione una trasmissione molto seguita sulle previsioni metereologiche e che smania per arrivare più in alto, contando molto sul suo fascino, cui soggiaciono in molti. Sembrerebbe soggiacervi anche lo scrittore di cui lei si innamora follemente, illudendosi di distaccarlo addirittura dalla moglie mentre per l'altro è solo una occasione di sesso, per di più, d'intesa con i suoi amici parigini, piegato anche a giochi perversi. Fra i due si fa avanti un giovanotto dalla psiche turbata, erede di una grande fortuna e abituato, grazie a questa, a ottenere sempre tutto quello che vuole. Assedia la ragazza in tutti i modi, anche i più sfacciati, e alla fine quando se la ritroverà disperata e in lacrime perché lo scrittore da un giorno all'altro l'ha piantata in asso, riuscirà a condurla all'altare. Non tardano, comunque, ad apprendere, per sua stessa ammissione, le perversioni con cui l'altro l'aveva corrotta. Ne seguirà una tragedia... Un intreccio ben dosato di situazioni difficili e, spesso, contraddittorie (anche se dei giochi perversi ci si limita a riferire, così come solo verso la fine viene chiarita a parole, la vera ragione degli scompensi psichici del giovane milionario). Un abile studio dei caratteri, un ritratto degli snob di provincia costruito con graffi amarissimi, una progressione drammatica che a poco a poco fa vincere il male in tutti gli ambienti visitati, i ricchi, i corrotti, i borghesi, la gente della televisione, nei gesti, nei cuori. Con un linguaggio cinematografico duro e secco ma prodigo di immagini patinate quasi per beffa, dicendo chiarendo, ma spesso solo alludendo, specie quando, in modo quasi castigato, si accenna sempre a distanza, alle turpitudini cui lo scrittore aveva indotto la ragazza. Si aggiungono i meriti degli interpreti: Ludivine Sagnier, una protagonista e sconvolta, l'anziano ma sulfureo François Berléand e il giovane Benoît Magimel, ormai di casa in molti film di Chabrol, da "Il fiore del male" a "La damigella d'onore". Con grinta dura.

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