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Antonio Angeli [email protected] Ma a che giocavano i ...

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Giochi e immagini nell'antichità», al Museo Archeologico Nazionale di Firenze con la collaborazione dell'Istituto degli Innocenti, la più antica associazione a favore della famiglia e dell'infanzia, fondata nel '400. Il percorso mostra la vicinanza tra i due enti: oltre ai reperti esposti al Museo Archeologico all'ingresso dell'Istituto, a Firenze, è ospitato un Ercole bambino in bronzo di epoca romana, ritratto mentre strangola dei serpenti. Questa rappresentazione di un bimbo vigoroso e intraprendente rivela che, nell'antichità come ora, si guardava ai piccoli come una speranza di vita per il futuro. «Ludus in fabula» propone una panoramica sui bambini di epoca greca e romana: tra gli oggetti in mostra i sonaglini in terracotta per i neonati, bambole per le bambine, via via salendo con l'età per arrivare ai dadi, un gioco d'azzardo che univa l'adolescenza con l'età adulta. Non mancano pezzi rari, poesie, testi dedicati ai giochi e poi ancora immagini dell'infanzia del passato remoto: numerosi bronzetti provenienti dalle Antiche Collezioni Medicee che mostrano bambini ritratti assieme a degli «amorini», una sorta di angioletti pagani. La mostra, che offre circa novanta reperti, resterà aperta fino a giugno. I piccoli di Atene e Roma giocavano con la palla, con i bastoni alla guerra, con trottole e pietre. Spesso avevano oggetti d'uso comune riprodotti in piccolo, per le loro mani. Proprio la trottola è un gioco che da allora ha attraversato i secoli. Lo «strombos» greco di legno con una punta di metallo, che si faceva girare con l'aiuto di una cordicella, è sopravvissuto immutato, anche nel nome, nei vicoli napoletani diventando «'o strummolo»: la trottola. Tutto fino agli anni Sessanta-Settanta. Il primo colpo l'ha dato l'arrivo della plastica, che ha fatto sparire gli altri materiali, il secondo l'elettronica, che ha proiettato i bambini dal mondo della fantasia in quello virtuale. Un cambiamento epocale. E non in meglio.

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