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Placido: la pellicola di Sordella e Benedetti rievoca il neorealismo

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Kosoof, nome d'arte collettivo che in arabo vuol dire eclisse. Lo pseudonimo nasconde anche una legittima precauzione verso il mondo e la sensibilità araba perchè si parla di una storia parzialmente vera che vede coinvolti il miglior sarto di vestiti arabi della città, l'omosessuale Shakira (Aziz Ahmeri) e una promessa sposa Zina (Ghizlane Waldi) che partono da Torino verso Casablanca perchè la ragazza ha bisogno di rifarsi chirurgicamente una verginità. Temi così scottanti per il mondo arabo, hanno imposto ai due registi anche di consultare il console marocchino in Italia che gli ha consigliato, per non offendere la sensibilità islamica, di non citare mai nel film il nome di Allah, quello di Maometto e quello del Re del Marocco. «Girato da due attori esordienti - dicono gli autori - il film è singolare perchè il punto di partenza nasce proprio dal racconto vero che ci ha fatto Aziz in un bar di Torino». Dopo "Fratelli di Sangue", presentato a Venezia nel 2006, Sordella torna dietro la macchina da presa con Pablo Benedetti per un progetto prodotto da 011Films, con soli 50 mila euro e in attesa di distribuzione. A sorpresa, alla proiezione stampa capitolina di ieri, c'era Michele Placido, incantato dal film, «un lavoro sorprendente, bellissimo che ricorda molto il nostro neorealismo e Pier Paolo Pasolini».

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