Placido: «Provenzano? È più bravo dei politici»
«Il suo è un fascino sinistro e indecifrabile». E a chi gli contesta di aver dipinto un uomo buono e gentile risponde: «I mafiosi sono buoni. Hanno proliferato mostrando il volto umano della mafia». La fiction «L'ultimo padrino», sulla cattura di Bernardo Provenzano (ma il nome del boss non è mai fatto apertamente, viene chiamato «lo zio»), andrà in onda su Canale 5 in due puntate in prima serata domani sera e lunedì. Uno staff d'eccezione: la regia è affidata a Marco Risi («Mery Per Sempre», dell'89, «Il Muro Di Gomma '91, «Maradona», 2007), tra gli attori, oltre a Placido, Daniele Pecci, Nino Frassica, in una convincente parte di cattivo, la bella Micaela Ramazzotti, Marco Leonardi, Francesco Benigno. Dopo la messa in onda del «Capo dei capi», la fiction su Totò Riina, record di ascolti e di polemiche sull'opportunità di fare spettacolo con i mafiosi, arriva questo nuovo sceneggiato. Tutti coloro che hanno lavorato alla miniserie sono convinti che parlare della mafia è un bene. «Provenzano esercita un fascino sinistro al quale dobbiamo stare attenti - afferma ancora Placido - perché sicuramente lui è tra i responsabili delle stragi Falcone e Borsellino e di alleanze con esponenti corrotti di forze dell'ordine. Se Bernardo Provenzano è riuscito a tenere in scacco lo Stato e la politica è perché è più intelligente del 50 per cento dei parlamentari italiani». È deciso anche Risi: «Il nostro giudizio non è benovolo, ma mostriamo il personaggio per quello che è apparso in tv, durante l'arresto: un vecchietto gentile. Cosa dovevamo fare per renderlo malvagio? Fargli ammazzare pecore? Il male è così e sembra il bene - ha aggiunto - E così fa ancora più paura». Nel cast un Nino Frassica inedito, nella parte di un pentito, un cattivo. «È la prima volta che affronto una parte drammatica con un ritorno al dialetto siciliano che mi ha fatto contento - ha detto l'attore di Galati Marina, in provincia di Messina - Io ho cominciato a lavorare con il teatro dialettale». E poi non rinuncia alla su ironia: «Fare l'attore drammatico è facile, è come il comico, ma bisogna fermarsi un po' prima... Poi c'era la mano magica di Risi». Nei panni di una poliziotta infaticabile Micaela Ramazzotti che, per affrontare la parte, è stata decisamente imbruttita, ma non se ne dispiace: «Era necessario».