Will Smith: «Sostengo Obama per il cambiamento Usa»
Con queste drammatiche parole, Will Smith apre il kolossal "Io sono Leggenda", diretto da Francis Lawrence e da domani distribuito da Warner Bros in 513 sale. Il film ha già incassato 230 milioni di dollari negli Usa e 170 nel resto del mondo. La parabola dello scienziato sopravvissuto ad un misterioso virus che ha contagiato la specie umana era stata resa già celebre dall'omonimo romanzo cult di Richard Matheson, e ricalca le previsioni millenaristiche del calendario Maya secondo cui la Terra sarà sconvolta da una catastrofe che distruggerà nel 2012 quasi tutto il pianeta. In una Manhattan deserta e dominata solo da animali e feroci "cacciatori del buio" (uomini-mostri contagiati), Smith è solo con il suo fedele cane lupo Sam: gioca a golf su una portaerei, entra in ogni negozio per prendere quello che vuole, parla con i manichini ed esprime le paure fondamentali dell'uomo. Il 99 per cento della popolazione è deceduta per un virus scaturito da una salvifica cura per il cancro. Smith interpreta lo scienziato che per tentare fino all'ultimo di trovare una cura per questo virus, resta solo in una New York deserta. E mentre studia un antivirus, appaiono due umani sani: Anna (Alice Braga) con un bambino (Dash Mihok). Per la loro sopravvivenza, Neville (Smith) si sacrificherà dopo aver trovato un antidoto efficace contro il virus, diventando così per il mondo che verrà "la leggenda". La solitudine del protagonista, rispetto alla versione originale degli altri due film che si sono ispirati al libro di Matheson ("1975. Occhi bianchi sul pianeta Terra" e "L'ultimo uomo sulla Terra"), è priva dell'elemento cattivo e propone invece una performance da «one man show». Fisico perfetto, espressione sorridente, Will Smith ha mandato ieri in delirio migliaia di fan durante la presentazione romana del film. Accanito sostenitore di Barack Obama nelle prossime elezioni americane, Smith ha detto si sentire «un forte legame di energia con il candidato Usa che si presenta alle primarie americane per i Democratici. Anche se non posso prevedere cambiamenti per i neri americani, mi aspetto però un cambiamento drastico per il mio Paese - ha sottolineato ieri Smith -. Quello che c'è di speciale in questo film è che va a toccare le stesse paure che potrebbe avere un bambino di tre anni, come restare solo al mondo nell'incognita del buio, e tutto è concentrato in un solo personaggio. Il finale buonista - ha spiegato Smith - rende l'idea di qualcosa che muore ma che poi ha la possibilità di rinascere. Non esiste mai davvero qualcosa che si distrugge completamente. È stato fantastico poter girare in una New York priva di umani, anche se in alcune strade ci sono stati inevitabili problemi di traffico: quando i newyorkesi mi incontravano, mi salutavano con il medio puntato vero l'alto. All'inizio, credevo mi dicessero così che ero il numero uno, ma poi ho capito che il significato era un altro. Nella pellicola emerge anche l'eterno conflitto tra scienza e fede: non credo che scienza e religione si trovino ai poli opposti di una linea retta, ma sono convinto che si sovrappongano e si integrino, come spiega Fritjof Capra nel suo libro "Il Tao della fisica". Se oggi grazie alle ultime tecnologie non servono più blue e green screen, per me attore è più facile la performance rispetto, per esempio, a "Io, Robot". Nel film non mancano comunque citazioni importanti, come quella che rievoca "La notte dei morti viventi" di Romero». vai alla home page