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Albertazzi: "Nella mia recitazione i tormenti della vita"

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[...]un dialogo ininterrotto con il mondo reale e l'universo magico dell'arte. In attesa, per nulla spasmodica, di una nuova direzione artistica, che potrebbe riguardare il Teatro La Pergola di Firenze, dichiara una crescente predilezione per la scrittura, nel desiderio di proporsi sulla scena come autore più che come interprete, denuncia i mali di una fraintesa democrazia e si intenerisce nei riguardi di Pia de' Tolomei che ha recentemente sposato. Il suo cavallo di battaglia "Memorie di Adriano" è stato trasmesso dalla Rai ed è venduto in dvd nelle librerie. Sente ancora un forte legame con questo personaggio? «Quando ho iniziato a lavorare con Latella per "Moby Dick", il rapporto con Adriano ha traballato. Non l'ho tradito, ma si è incappucciato e allontanato per poi tornare alla ribalta. La televisione, il dvd e l'ipotesi di portare lo spettacolo a New York alimentano la necessità di riprenderlo. Per me resta il modello della mia partecipazione a una vicenda storica. Eliot diceva che l'opera d'arte avviene quando l'autore vi trasfonde la propria vita. Con Adriano avverto un'osmosi, una trasfusione totale». Come è cambiato nel tempo il suo rapporto con il teatro? «L'arte scenica deve andare al di là della bravura e della capacità di interpretare e mascherarsi. Credo che la vera meta da raggiungere sia emanciparsi da ogni travestimento e denudarsi anche attraverso una precisa consapevolezza tecnica. All'inizio mi sentivo un attore con tanta voglia di mostrare quanto fosse facile, divertente ed erotico stare sul palco in libertà. Ora avverto il bisogno di strappare la pagina del testo, di avere a che fare con l'autore più che con il personaggio. Sto preparando una riscrittura in forma musicale del "Sogno" shakespeariano, con cui inaugurare il Festival dell'Arena di Verona, e mi chiedo se domini il pretesto della festa per un matrimonio o non piuttosto l'esaltazione del piacere. Contemporaneamente sto lavorando su "La terra desolata" alla ricerca della profondità poetica del ventesimo secolo: vi trovo atmosfere dantesche in cui non mancano il grottesco e l'ironia». Meno di un mese fa ha sposato Pia de' Tolomei. Cosa ha significato questo matrimonio procrastinato tanto a lungo? «È stata un'esperienza molto poetica e più importante di quanto si possa pensare. Lo ritengo un punto d'incontro della fantasia con la realtà. Devo molto a questo angelo che aleggia da anni nella mia esistenza». Dove attinge la sua inesauribile energia? «È la mia natura. Ogni giorno incontro artisti, tecnici, musicisti e poi scrivo fino alle quattro del mattino. È una rottura del tempo, un entusiasmo nel senso greco verso la vita che è andato crescendo con l'età. La mia vitalità non è "disperata" come quella di Pasolini, anche se contiene una tensione malinconica, un gusto per la contraddizione, una ricerca del gioco che mantengono l'equilibrio con l'immagine del morte in cui si può sempre inciampare. Mi ritrovo volentieri in solitudine e mi rivolgo alla mia adorata nonna Leonilde. L'energia dei morti si indirizza verso di noi anche se non abbiamo orecchie per ascoltarli». Le sembra che l'Italia stia scontando una crisi culturale oltre che economica? «Soprattutto culturale! La situazione è deprimente per una malintesa interpretazione della democrazia come inattività, attesa del nulla o reazione improvvisa e indispensabile di fronte a un evento tragico. Si discute sulla legge 190 che si occupa di una materia terribile in cui solo la donna ha il diritto di decidere. Mentre si perde tempo a dibattere temi già affrontati e risolti con debita battaglia sociale, si ratificano ingiusti privilegi politici».

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