Dopo il Premio Speciale della Giuria e il Premio Mastroianni ...
Questa bella commedia drammatica, diretta dal regista francese di origine tunisina Abdellatif Kechiche, arriverà nelle sale italiane l'11 gennaio, distribuita in 30 copie da Lucky Red. Il cineasta è venuto a Roma nei giorni scorsi per presentare il film con la brava protagonista 19enne Hafsia Herzi ed è apparso più rilassato rispetto al settembre scorso, quando, sul Lido, era visibilmente contrariato per non aver ricevuto il Leone d'Oro, e aveva definito il premio ricevuto, quello speciale della giuria, un riconoscimento «modesto». Con "Cous Cous" ha abbinato il suo amore per il neorealismo e per il cinema di autori come Sautet, realizzando un omaggio «agli immigrati di prima generazione, arrivati in Francia per costruirsi una vita migliore e a cui la società non ha riservato il posto che meritavano. Nel film sono rappresentate le donne non solo arabe, ma mediterranee, al di là degli stereotipi e l'identità di una famiglia di francesi di origine araba, simile a quella in cui sono cresciuto, a Nizza. Il momento del cibo, nel film, riflette il condividere, la capacità della solidarietà, di superare i conflitti». Protagonista del film è Slimane (Habib Boufares) sessantenne immigrato tunisino, divorziato con figli ormai grandi. L'uomo, dopo essere stato licenziato dai cantieri navali di Marsiglia dove ha lavorato per 35 anni, sogna di trasformare una vecchia barca in un ristorante nel quale servire quel cous cous di pesce che la sua ex moglie, Souad, è bravissima a preparare e che rappresenta nei pranzi della domenica tra figli e nipoti, un momento di condivisione. Nonostante l'aiuto di Rym (Hafsia Herzi), la figlia diciannovenne della sua nuova compagna, proprietaria dell'albergo in cui si è trasferito, e della sua famiglia, per l'apprensivo Slimane, la serata inaugurale del ristorante diventa decisiva. Hafsia Herzi, è tra l'altro protagonista, in una scena, di una spettacolare danza del ventre: in lei, il regista ha detto di aver ritrovato «l'istinto di alcune grandi attrici italiane, come Anna Magnani, capaci di gettarsi sul personaggio, di non recitarlo, ma di viverlo». D. D'I.