«L'Italia funziona ma i politici no»

[...]decano dei sociologi italiani non condivide la visione di un Paese socialmente allo sfascio, come viene dipinto da dentro e fuori. La stampa estera descrive il Belpaese come triste e depresso; il recente rapporto del Censis parla di una «mucillagine di massa» che abita una nazione ormai priva di fiducia e di progetti per il futuro. No, per Ferrarotti questa non è una visione realistica. I problemi ci sono: ma riguardano più la classe politica che l'intero Paese. Professor Ferrarotti, si parla di un Natale povero: Quanto è percezione e quanto realtà? «Sarà un Natale ragionevole, nel quale con le difficoltà si inserisce un elemento di maturità. Sono da poco tornato dagli Stati Uniti, anche lì c'è un'aria dimessa, passando a Milano e poi a Roma non si vede, non c'è quella tristezza descritta dal New York Times e la "poltiglia di massa" di cui parla il Censis, la situazione è diversa». È in aperta polemica con il Censis? «Il Censis ha meriti enormi, ma parla per metafore e questo è pericoloso e gravissimo. Io sono impressionato dalla maturità del consumatore italiano. Certo, ci sono degli elementi fuori controllo, come il precariato giovanile. Ma il lavoro a tempo determinato apre anche nuove possibilità, che prima non c'erano». E l'euro, fa ancora paura? «L'euro è al tempo stesso una benedizione e una disgrazia. La nuova moneta è stata introdotta, con Amato e la manovra da 90 mila miliardi, ma andava anche monitorata. Oggi il valore medio dell'euro corrisponde alle mille lire di una volta, ma in realtà sono quasi duemila. In Spagna, ad esempio, ancora oggi accanto ai prezzi in euro sono riportati quelli in peseta. Ma si raccontano favole sul sorpasso della Spagna e di un possibile sorpasso della Grecia... non si può ragionare così, non si può prendere in esame solo il dato del pil». Comunque l'Italia ha i suoi problemi... «Ma certo, serissimi, come quello dell'istruzione universitaria. Nel nostro Paese si laurea solo la metà degli iscritti. È una situazione che non può continuare». Qual è la causa? «Dal '68 è stata creata l'università di massa, l'università di tutti. Ma senza servizi scientifici e sociali di massa, cioè senza laboratori, alloggi per gli studenti, questo non è possibile. Oggi l'università, così, è di nessuno». Tutti parlano di prezzi che salgono e di salari che ristagnano, che vuole dire questo per gli italiani? «C'è una grossa responsabilità della classe dirigente, che va distinta in governante e influenzante, ma l'idea di un'Italia drammatica non corrisponde alla realtà. Il problema è anche che gli italiani sono autolesionisti». E del termine «stangata», usato ed abusato dai media, cosa pensa? «Parliamo di prezzi, se si prova ad andare nei ristoranti di Londra o agli Champs-Élysées costano più che a Roma». Ma allora qual è il problema dell'Italia? «È un Paese che non si sente rappresentato non è triste e depresso, ma nessuno lo ascolta. La classe politica sembra sorda di fronte alla società».