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«Il vero delitto è cercare di sfuggire ai propri fantasmi»

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Ma i piani dei membri dell'"Accademia Pessoa", vengono mandati all'aria da un misterioso manoscritto e da una serie di morti altrettanto misteriose. È la trama dell'ultima fatica di Errico Buonanno, 28 anni, che ha esordito nel 2003 con "Piccola serenata notturna", vincendo i premi Calvino e Kihlgren. I critici definiscono il tuo lavoro un meta-romanzo. Letteratura che parla di letteratura. Perché hai scelto questa strada e qual era il tuo obiettivo? «Sarà che vivo di libri, e quindi scrivere di case editrici e di narratori vari vuol dire anche parlare delle mie giornate, ma certo è che mettere in scena l'odio per i romanzi e i difetti degli scrittori, ha significato un po' processare e mandare al rogo anche me stesso. È stato necessario per andare avanti». La letteratura è inutile o invece indispensabile? «Le ragioni che rendono un libro inutile, paradossalmente, sono le stesse che lo rendono fondamentale. Quando sento parlare di crisi del mondo librario, di giovani che non leggono, del dovere della lettura, mi viene subito il prurito. Non si può ordinare: "Ama!" Non si può ordinare: "Leggi!", diceva qualcuno. Raccontare e ascoltare una storia è sempre stato e deve continuare a essere un piacere. C'è una morale nel tuo libro? «Semplicemente che le storie contano. I sogni, le fantasie, i fraintendimenti... E forse che l'unica cosa che uccide davvero è cercare di sfuggire ai propri fantasmi». M. G.

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