Dina D'Isa d.disa@iltempo.it I riti sono un'esigenza ...

Dove c'è un "passaggio", c'è quindi un rito. Tramandato di generazione in generazione, diventando talmente ripetitivo da rischiare spesso di perdere il suo antico e originario significato. È così che, addobbando l'Albero di Natale, si rispolverano antichissime festività pagane: dedicate al persiano Mitra, dio della luce, perché in questo periodo dell'anno (dopo il solstizio d'inverno) le giornate cominciano ad "allungarsi". Ma anche ai Saturnalia (17-23 dicembre) dell'antica Roma o ai Kwanzaa degli afroamericani. Mentre nel nord Europa, un albero - un pino infiammabile perchè resinoso - veniva bruciato come simbolo dell'apparizione sulla terra d'una luce nuova e straordinaria. Nello stesso periodo ricorreva anche l'Hannukah, festa della luce di tradizione ebraica. La data del 25 dicembre venne poi adottata dal processo di cristianizzazione, iniziato verso il III secolo d.C., per accorpare feste pagane ricorrenti in uno stesso periodo e per unificare popoli e usanze sotto un'unica religione. I cattolici, l'Albero di Natale lo hanno in parte cristianizzato (non viene bruciato ma riempito di luce in omaggio alla nascita di Gesù), e in parte paganizzato (viene spesso sostituito al presepe). Persino Babbo Natale ha origine da una figura cristiana (San Nicola di Mira, detto anche Nikolaus dalle popolazioni del nord Europa). Egli viene tuttora festeggiato come Santa Claus, il 6 dicembre, giorno nel quale, vestito di rosso e in abito ecclesiastico, il santo elargisce doni ai bambini. Questa figura si è progressivamente trasformata nell'opulento Babbo Natale. L'iconografia di questo panciuto signore, che ci è stato tramandato fino ad oggi, è stata poi laicizzata da Haddon Sundblom, nei primi del Novecento, in relazione alle campagne pubblicitarie della Coca-cola. Sotto un alone mitologico, le divinità religiose e commerciali si sono così intrecciate, talvolta fino a ingarbugliarsi tra loro. Legato alle fonti sulla Natività del Vangelo di Luca e Matteo, il Presepe ha invece mantenuto la sua origine. Il bue e l'asino, aggiunti da Origene, erano simboli del popolo ebreo e dei pagani. I Magi (il cui numero di tre venne fissato da San Leone Magno) hanno una duplice interpretazione: come rappresentanti delle tre età dell'uomo (gioventù, maturità e vecchiaia) e delle tre razze in cui si divide l'umanità (la semita, la giapetica e la camita). I Re Magi adoranti rappresentano nella cristianità occidentale la festa dell'Epifania (dal greco "epifaneia", ovvero "apparizione del divino"). Ma per i pagani la Befana era solo una vecchia signora, icona dell'anno vecchio che passava. La tradizione, tutta italiana, del Presepe risale all'epoca di San Francesco d'Assisi, che nel 1223 realizzò a Greccio la prima rappresentazione vivente della Natività. Mentre il primo Presepe scolpito di cui si ha notizia è firmato da Arnolfo di Cambio (1290-1292), le cui statue rimanenti si trovano nel Museo Liberiano della Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Infine, tra le tante leggende natalizie, non manca quella sulla nascita del panettone. La più accreditata racconta del fornaio Toni - vissuto alla corte di Ludovico Sforza detto il Moro - padre della bella Adalgisa, amata dal cavaliere Ughetto degli Antellari. Per conquistare la sua amata, Ughetto si finse apprendista fornaio e, una volta entrato nel laboratorio di Toni, preparò un dolce da offrire ad Adalgisa: al pane aggiunse burro, cedro candito, uvetta e zucchero. L'impresa fu coronata dal successo e Ughetto sposò la sua bella sotto la protezione di Ludovico il Moro, che fece apprezzare il panettone alla moglie Beatrice d'Este e alla sua straordinaria corte rinascimentale, che vantava geni come Leonardo e Bramante.