Il Crazy Horse si rifà il look e gli show sono solo per turisti

Le poltrone d'ispirazione anni Trenta sono state vendute all'asta e il decor rinnovato: ora, al bar per i nottambuli ci sono turisti solitari, oltre all'angolo per pochi vip in fondo alla sala. Sono passati i tempi in cui nello storico locale parigino si potevano incontrare Fellini e De Sica, o uomini politici del calibro di J. F. Kennedy e miliardari come Aristotele Onassis, oltre a innumerevoli artisti: da Maria Callas a David Bowie e Salvador Dalì, che disegnò per il Crazy Horse il famoso canapè rosso a forma di labbra. Ma il Crazy Horse resta sempre avvolto dal rosso profondo che ne ha fatto la storia, ripercorrendo il gusto dello striptease che vede nella biblica Salomè l'antesignana delle ballerine più sensuali. Lo show "Forever Crazy Horse" è un omaggio al suo fondatore, Alain Bernardin, che lo creò nel 1951. Lo spettacolo è l'espressione dell'erotismo estetico e sofisticato, raffinato e mai volgare, ma spesso ironico. Offre da sempre al mondo intero l'immagine di una Parigi notturna e creativa, artistica e misteriosa. Parlare dell'Arte del nudo "Chez Alain Bernardin", vuol dire riferirsi ad una radicale innovazione dell'espressione artistica. Lo stile del Crazy Horse non è nato in un giorno ma dopo lungo anni di una crescente evoluzione. Le tredici ballerine in scena ogni sera (per 5 volte la settimana) nella nuova rivista del tempio delle notti parigine in Avenue George V, continuano tutt'oggi a rispondere ai canoni estetici del fondatore del locale, Alain Bernardin: altezza tra il metro e sessantotto e il metro e settantadue, ventisette centimetri la distanza tra i capezzoli e trentadue centimetri quella dall'ombelico al pube. Morto suicida a 78 anni nel 1994, antiquario, fan della pop art e dei realisti italiani, Bernardin nel 1951, anno in cui nacque il Crazy Horse pensò di spogliare le ragazze per rivestirle con la luce. L'ispirazione fu per lui l'artista americana Loie Fuller, maestra di Isadora Duncan e inventrice della "danza serpentina", così chiamata per le spirali che le si avvolgevano intorno creando un effetto magico e incantatorio. L'omaggio parigino non è quindi solo a Bernardin ma anche ai suoi eredi spirituali, in particolare alla coreografa Molly Molloy, che non dimentica nessuno dei numeri must del locale: l'erotico striptease della gamba, il duo di ispirazione saffica e il nudo quasi integrale. In più di mezzo secolo, sei milioni di spettatori hanno assistito alle riviste del Crazy Horse, accolti all'ingresso dai portieri con indosso la divisa dei poliziotti canadesi. Nel 2001, il Crazy Horse Saloon, diventato proprietà dei tre figli di Bernardin, si è installato a Las Vegas, al Grand Hotel Mgm, registrando un ritmo di 200 mila spettatori all'anno. Nel 2005, due uomini d'affari belgi, Philippe Lomme e Yannick Kalantarian, hanno acquisito il marchio dello storico locale e immediatamente l'insegna del Crazy Horse riesce a sbarcare persino a Singapore. Ma il governo autoritario di Lee Hsieu Loong ne ha presto decretato la chiusura anche a causa delle performance "en burlesque" di Dita Von Teese. Per rinsaldare il proprio marchio nel corso degli anni il Crazy Horse ha anche ospitato artisti e cantanti, come Charles Aznavour e Arielle Dombasle, che proprio quest'anno si è esibita in un breve spettacolo al cospetto di un parterre ricco di nomi altisonanti parigini. Le ballerine del locale notturno, dai nomi ispirati alla Belle Epoque, come Douchka Opaline, Ruby Chromatic, vengono spesso reclutate per gli show delle star internazionali, Kylie Minogue è stata una delle prime a volerle nei suoi concerti. Dal 19 maggio 1951, data dell'inaugurazione, il Crazy Horse ha tenuto fede alla fama di tempio della bellezza. Miss Fortunia fu una delle prime star del locale, esibendosi nel 1952 nel numero della pulce creato da Max Revolt. L'anno successivo toccherà al duo Rita Renoir-Rita Cadillac, nel 1960 a Victoria Nankin nel primo esperimento di grafica luminosa proiettata sulla pelle nuda a Prima Simphony, celebre per il suo spogliarello sulle note di Juliette Greco. Fino ad arrivare all'italiana Rosa Fumetto che proprio ai suoi balli al Crazy Horse deve poi il suo lancio sul grande schermo negli anni Ottanta.