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«La sinistra non mi fa lavorare»

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«Non voglio targhe ma teatri per recitare. In Emilia nemmeno una replica»

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I settantanove anni, compiuti il 3 dicembre, non hanno scalfito l'entusiasmo di un lavoro vissuto con passione totale e la sua vera gioia rimane sempre l'applauso del pubblico che sta ora apprezzando la sua versione della dolente commedia dedicata da Eduardo al fenomeno della camorra in cui emerge un rapporto di dedizione filiale verso il maestro, ma anche la volontà di dimostrare l'imperitura attualità del testo. Perché ha scelto «Il sindaco del rione Sanità» per questa stagione? «È un testo meraviglioso che, dopo Eduardo, ha avuto solo un'edizione con Turi Ferro e la regia di Calenda. Si ispira a una figura realmente esistita che dominava il quartiere napoletano di Sanità e si chiamava Campoluongo, detto anche "naso 'e cane", in quanto aveva combattuto a morsi con un avversario. Andava a trovare Eduardo in camerino e anch'io l'ho conosciuto mentre giravo un film a Napoli nel '55. Ci disse di chiamarlo se avevamo bisogno. Un attore venne derubato del portafoglio a Santa Lucia e io l'avvertii. Rispose: "Non è zona mia, ma provvederemo". E cosi fu. Eduardo descrive infatti una camorra ancora legata a una sua etica che rischiava però di essere sopraffatta dalle faide violente come è successo. Oggi in alcuni quartieri di Napoli non si può neppure entrare. I grandi autori riescono sempre a prevedere il futuro». Cosa ha imparato da Eduardo? «Sicuramente le tecniche. Mi diceva: "Levate quelle palette 'a miezzo!" per segnalarmi che non sapevo come muovere le mani oppure mi intimava: "State recitando" per indicare la necessità di fagocitare e vivere davvero la parte. Man mano che maturo e invecchio, mi avvicino sempre di più alla sua identità. Ho capito quello che voleva dal teatro e anche il suo spirito ecumenico. Il suo volto teso e tragico, da molti confuso per cattiveria, rappresentava il dolore per le ingiustizie e le malefatte della vita. La sua drammaturgia smaschera le ipocrisie e i malesseri dell'uomo, lasciando però un finale aperto alla speranza. Il sindaco del rione Sanità non denuncia il suo assassino per evitare le vendette dei figli». È contento dei Premi che omaggiano il suo tributo all'arte scenica? «Vorrei più piazze che targhe! Le piazze sono le località in cui si riesce a proporre gli spettacoli e spesso incontro difficoltà: per esempio non ho nessuna replica in Emilia Romagna! Credo che la sinistra mi voglia premiare per lavarsi la coscienza: volevo inaugurare la riapertura del San Ferdinando di Napoli e non me l'hanno permesso».

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