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PARANOID PARK, di Gus Van Sant, con Gabe Nevins, Lake ...

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Con invenzioni — nelle tecniche, nelle immagini — di assoluto rigore. Nell'ambito di un cinema alto che, mirando alla perfezione, rifiuta le concessioni. Esattamente come nel film di oggi che, senza giudicare, solo osservando, ci fa di nuovo incontrare un adolescente, figlio di genitori in procinto di divorziare, la cui unica passione è lo skateboard. Lo pratica in lungo e in largo, con amici e compagni di scuola, osando a un certo momento cimentarsi in una pista — da loro definita Paranoid Park - che, oltre ad essere mal frequentata, presenta aspre difficoltà a chi osa servirsene. Una sera, dopo aver tentato con un altro skater uno spericolato esperimento su un treno in corsa, provoca la morte, in modo del tutto accidentale, di un agente della sicurezza ferroviaria. Fugge subito e tace, anche quando, a scuola, la polizia comincia a fare domande... Il film è qui. nel tormento segreto dell'adolescente che non osa confidarsi con nessuno e tanto meno coni suoi, sempre più distratti dai loro problemi, e che a poco a poco si fa sommergere dal rimorso. Senza trovarvi soluzioni. Gus Van Sant segue da vicino il progressivo crescere di questo rimorso. Analizza il personaggio che ne soffre, gli evoca attorno ragazze e ragazzi che, al suo fianco, si muovono in cifre di assoluta cronaca quotidiana, facendoli sorgere tutti davanti alla macchina da presa con una immediatezza che, appunto senza cedere mai a giudizi morali, si limita a proporli. Con modi in cui il cinema si impone con vitalità splendida. Sia quando vien fatto scaturire da immagini in cui, ora in super 8, ora in 35, ora in digitale, si privilegiano spesso i primi piani, tenuti a lungo, grazie, ancora una volta dopo «Psycho», alle luci spesso livide della fotografia di Christopher Doyle, sia quando, le sostiene una colonna sonora in cui, insieme con notissime canzoni, si possono ascoltare anche precisi riferimenti a Nino Rota e alle sue musiche per «Giulietta degli Spiriti» e «Amarcord». Ad aumentare verità e immediatezza, la presenza di interpreti per la maggior parte presi dalla strada. Il protagonista è il sedicenne Gabe Nevins, in cui, pur con mimica quasi immota, si riflette a si anima il dolore di vivere.

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