TRIPLICE INGANNO, di Jérôme Cornuau, con Clovis Cornillac, ...

Ecco così Clemenceau dar vita a una brigata di coraggiosi poliziotti destinata a far fronte ad ogni turbamento della vita parigina, anche rivaleggiando con le forze della Prefettura, ritenute poco aggurrite e infide. Tre di questi poliziotti in rimo piano. Insieme con questi poliziotti in primo piano. Insieme con un italiano immigrato desideroso di mettersi in mostra al loro fianco. Segue un po' di tutto. Perché gli anarchici russi hanno, a loro sostegno, addirittura la moglie dell'ambasciatore dello Zar, amante di uno di loro, perché, a soffrire su quell'alleanza ideata da politici e da militari ci sono anche degli affaristi corrotti pronto a mettere in atto tutti i trucchi possibili, anche violenti, per raggiungere i loro scopi motivati solo dal lucro... Il finale vedrà trionfare la giustizia ma molti, sia tra i "buoni" sia tra i "cattivi" ci lasceranno le penne. Questi intrighi arrivano al cinema dopo esser stati argomento in Francia di una serie televisiva di successo che, cominciata nel '74, è andata avanti per ben nove anni battendo il record delle trentasei puntate. Al centro, intenti a pretendere la scena, c'erano appunto i tre poliziotti di quella brigata che, in omaggio a Clemenceau da cui era stata voluta, era stata intitolata al Tigre dato che lui così veniva chiamato. Avevano ciascuno il suo carattere preciso e mostravano ciascuno un vivacissimo coraggio cui dovevano, in ogni circostanza, di uscire vincitori da qualsiasi prova, anche la più difficile. Il film di oggi, diretto da Jérôme Cornuau, si rifà alla puntata degli anarchici russi decisi a dimostrare contro lo Zar in occasione della firma della Triplice, e si muove molto, così, sia sull'avventura in sé, sia sui doppi giochi di traditori e di corrotti, con un crescendo che esploderà alla fine quando, pur previsto e temuto, si verificherà, con gran spargimento di sangue, l'attentato all'Opéra. Modi però un po' semplici, una struttura narrativa scarsamente lineare, personaggi proposti molto più solo come facce che non come caratteri. Pur con qualche pagina ad effetto e momenti di tensione. Cito nel mazzo, il nostro Stefano Accorsi, che si impegna a rendere il più possibile verosimile il poliziotto italiano chiamato a interpretare.