Lorenzo Tozzi Quella di S. Ambrogio a Milano è la madre ...
La scelta di quest'anno è un poker d'assi come il "Tristan und Isolde" (1857), la musica quintessenziale e mitopoietica di Richard Wagner, con la bacchetta di Daniel Baremboim e la regia di Patrice Chéreau, radicale innovatore dello storico Ring del centenario del Festival di Bayreuth (1976), tempio wagneriano per eccellenza al fianco del non meno innovativo Boulez. Ma anche la "prima" della Scala, nonostante la buona programmazione e la oculata amministrazione del transalpino Stephane Lissner, è sembrata doversi piegare alla cronaca annunciata degli atavici ritardi e malesseri della musica in Italia messa in ginocchio dalla incuria di una certa politica. Ed ecco allora, che se alcuni storici Conservatori sono occupati dagli studenti, anche la Scala dimostra che l'agitazione serpeggia tra le file di una delle orchestre più prestigiose del mondo. La minaccia infatti, era che professori d'orchestra e coristi si presentassero in sala non con il tradizionale smoking ma in camicia bianca con una lista nera al braccio sinistro in segno di lutto per lo stato preagonico della musica. Si trattava di una quarantina di elementi, ma sufficienti a mettere in crisi la storica serata. Del resto l'insoddisfazione per le proposte economiche della sovrintendenza va di pari passo con la svolta della Pirelli, che ha deciso di defilarsi tra gli sponsor del Teatro, ed il raffreddamento dei rapporti con Tronchetti Provera già seguito alla rinuncia della Scala di servirsi del palco degli Arcimboldi. Ieri sera, un comunicato di questi orchestrali del sindacato autonomo ha poi annunciato, «in segno di rispetto per Barenboim e per la prima», la revoca dello «sciopero», anche se «permane lo stato di agitazione». Intanto cresce l'aspettativa per questo Tristano che si annuncia storico. Non poco contribuirà al successo l'allestimento di Patrice Chéreau, oggi sessantatreenne, attivo su più fronti come teatro, cinema e lirica. Torna per la terza volta alla Scala dopo un "Lucio Silla" mozartiano (1984) e dopo la storica "Lulu di Berg" completata da "Cerha" (1979). Da quello che è stato possibile intravedere alle prove la sua regia è tirata come un filo sino al tragico epilogo del romantico amore dei due amanti impossibili. Dopo lo straordinario "Wozzeck" dello Chatelet di Parigi (1992) e il "Don Giovanni" salisburghese del 1994 il celebre regista francese rtrova al suo fianco la bacchetta di Baremboim, per la prima volta sul podio nella serata inaugurale della Scala, e lo scenografo Richard Peduzzi. Dopo quasi vent'anni dunque Tristano ritorna tra i cromatismi a incantare sotto le volte del Piermarini con un cast d'eccezione, di cui fanno parte i wagneriani doc Ian Storey (Tristan), Waltraud Meier (Isolde) e il finnico Matti Salminen (Koenig Marke).