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Alma Daddario È riduttivo definire Catherine Spaak ...

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Ma in quale di questi ruoli si sente più a suo agio? «Non vedo una netta separazione fra questi ruoli, li vivo come complementari. Per me il teatro ha comunque qualcosa a che fare con il giornalismo, il cinema con la letteratura, e così via, è un percorso di vita sempre in evoluzione». Il suo ultimo romanzo uscito in questi giorni, "Lui"(Mondadori), è ispirato a una vicenda che riguarda la violenza sulle donne. «La cronaca è sempre una fonte di ispirazione per uno scrittore, ma in "Lui" ho voluto parlare soprattutto di violenza psicologica più che fisica, perché è più subdola, e troppo sottovalutata. È qualcosa che può durare anni, e che ti condiziona al punto da annientarti. È un modo di uccidere: lentamente. Spero che il mio libro aiuti a riflettere, così come mi ha aiutata a riflettere un libro che consiglio, quello della psicologa Robin Norwood: "Donne che amano troppo", che spiega come i nostri errori sentimentali reiterati, nascondono una violenza psicologica che sin da bambine ci ha fatto sentire inadeguate. Se alcune donne si accorgessero lucidamente di questo, potrebbero reagire, ribellarsi, e venire fuori da situazioni drammatiche. Ma poche riescono, soprattutto senza un sostegno esterno». Lei ha lavorato con alcuni tra i più grandi registi e attori del nostro tempo: Gassman, Tognazzi, Sordi, e registi come Lattuada, Risi, Salce e Monicelli. Oggi tornerebbe al cinema? «È difficile perché qui, come in altri paesi, alle attrici un po'...su con gli anni non vengono offerti ruoli interessanti. Poi forse sono stata un po' viziata: ho iniziato subito la mia carriera giovanissima, e con nomi tanto importanti, grandi artisti, molti dei quali non ci sono più. Preferisco dedicarmi alla letteratura e al teatro, mi danno maggiore libertà di espressione». In questo periodo è in tournée con uno spettacolo sulla Piaf? «Sì, è uno spettacolo scritto da me, ispirato alla Piaf e a Colette. Se un attore riesce anche a scrivere quello che deve recitare, per me è il massimo: Molière insegna». Oltre al teatro ha fatto anche tanta tv. Tutti ricordano gli incontri di "Harem", e adesso si è cimentata persino come ballerina in "Ballando con le stelle". «Confesso che fare la ballerina era un mio sogno sin da bambina. Ho provato a fare gli esami di selezione per l'Opéra di Parigi, avevo studiato tanto, ma mi hanno scartata perché ero troppo alta. Così, per tanti anni non ho voluto più pensare alla danza, fino a che Milly Carlucci non mi ha invitata a partecipare a "Ballando". Mi sono detta: perché no? Ed è stato tutto bellissimo: mi è sembrato di tornare bambina. Mi sono trovata così bene che ho deciso di proseguire». Qual è il suo ballo preferito? «Il tango argentino. Ma un po' tutti i sudamericani». E nel futuro prossimo, cosa ci sarà ancora? «Tanto teatro sicuramente, come attrice e forse anche regista. E c'è anche un sogno nel cassetto che sta per avverarsi: un punto di incontro nel verde, un posto magico dove organizzare corsi, incontri e… meditazione yoga. Oggi più che mai le persone hanno bisogno di prendere tempo: riflettere, meditare». E dove si trova, questo posto? «Nella Sabina, non lontano da Roma, ma per il momento non svelo di più per scaramanzia: ne riparleremo la prossima primavera».

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