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di DARIO SALVATORI Occorre tornare molto indietro nel ...

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Stavolta i motivi appaiono molto più congrui e soprattutto, per la prima volta, artisti e maestranze, sembrano essere d'accordo sulla piattaforma delle richieste. Per ora, dopo il fallimento delle trattative, e in conseguenza dall'astensione dal lavoro di macchinisti e autori, sono stati cancellati oltre trenta spettacoli. Si tratti di grossi allestimenti, fra cui anche molti musical, proprio quel repertorio che tradizionalmente, da novembre a gennaio, polarizza l'attenzione delle decine di migliaia di turisti che sbarcano a New York. In dubbio anche i classici spettacoli natalizi, solitamente già in scena in queste settimane di novembre. Nelle ultime ore qualche schiarita è arrivata dal settore tecnico, al punto che i negoziati tra il sindacato di categoria, la League of American Theaters and Producers, dopo un brusco arresto, sono finalmente ripartiti. Più difficile la situazione che riguarda direttamente gli autori e al momento non si intravede all'orizzonte una soluzione rapida nel confronto. Gli sceneggiatori, potente lobby autoriale, stanno facendo tremare il mondo del cinema e della televisione, al punto che vari comic show, game-show e lunghe fiction sono stati interrotti per mancanza di copioni. Congelata anche la produzione di numerosi film. I produttori del "Saturday Night Show", uno degli appuntamenti storici della tv americana, hanno momentaneamente trasferito il loro spettacolo al Village e a Chelsea e per qualche puntata il famoso programma, anziché dagli studi della Nbc è andato in onda da un piccolo palcoscenico sotterraneo. Il tutto senza telecamere e per un pubblico ristretto di sole duecento persone. Felicissimi i critici più impegnati, che hanno gridato al miracolo, alla "ritrovata creatività", paragonando l'episodio a certi momenti epici del teatro off-off Broadway della fine degli anni Sessanta. Non meno grave la situazione ad Hollywood, dove lo sciopero degli sceneggiatori ha fatto una vittima importante: "Angels & Demons", tratto dal romanzo di Dan Brown, l'autore del famoso best seller "Il codice da Vinci". La Columbia è stata costretta ad ammettere che la sceneggiatura, firmata da Akiva Goldsman, non è pronta è che le riprese, annunciate per l'inizio del 2008, slitteranno al 2009. Il modo "creativo" con il quale lo show-business sta correndo ai ripari, richiama in qualche modo situazioni analoghe accadute in passato, dove al danno si rispose con colpi di genio. È il caso di ricordare lo sciopero dei musicisti americani del 1943, i quali assistevano da anni all'uso indiscriminato delle loro musiche senza percepire denaro. La proclamazione dello sciopero delle sale di incisione mise in ginocchio le case discografiche: la Decca e la Capitol decisero che sarebbe stato meglio trovare un accodo, la Rca e la Columbia resistettero fino al 1944. Durante un dibattito al Senato ci fu anche chi disse: «Se questo sciopero spazzasse via tutto il boogie-woogie, il lindy hop, tutto il jitterbug, cosa potremmo chiedere di meglio?». In realtà le cose andarono diversamente. L'impossibilità di fornire nuovo materiale per tenere alto il morale delle truppe in guerra, fece scaturire il progetto dei famosi V-Disc, consentendo apposite incisioni di dischi destinati alle truppe americane di stanza all'estero. L'operazione V-Disc si rivelò felicissima. Nuove sedute di registrazione, trasmissioni radio, colonne sonore, il tutto utilizzando orchestre notissime: Duke Ellington, Count Basie, Woody Herman, Benny Goodman, Stan Kenton e molti comici che introducevano i brani. Partendo da uno sciopero si creò un filone dorato, destinato a diventare oggetto di culto dei collezionisti e soprattutto in grado di sdrammatizzare una situazione che si era fatta davvero pesante. In qualche caso si tennero a battesimo anche dei giovanissimi talenti destinati a fare strada. Per esempio Frank Sinatra. Fu il comico Bob Hope ad annunciare il V-Disc di "The Voice", "The song is you": «A 14 anni Bing Crosby si fece togliere le adenoidi. Ed ecco cosa è diventato: Frank Sinatra».

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