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Con Celentano maxispot per il cd e teleprediche

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Eil «Ragazzo della via Gluck», in un modo o nell'altro, non ha tradito il suo stile. Con poca, ottima musica, qualche ospite e le solite immancabili noiosissime, lente teleprediche è riuscito a replicare le atmosfere dense di nulla di tanti suoi passati programmi televisivi. Dopo una sigla ben fatta, ma che di tutto aveva l'aria, meno che di una cosa originale, il Molleggiato ieri sera ha dato vita a un megalitico spot del suo ultimo, innegabilmente gustoso, album: «Dormi amore, la situazione non è buona». Poi un dialogo un po' surreale con Mogol e Gianni Bella e, finalmente, perché tutti aspettavano quello, è arrivato il monologo. Ovviamente a sfondo politico. Celentano, chiacchierando con Fabio Fazio ha cominciato a parlare di centrali nucleari e ambiente. «Pier Ferdinando Casini come ministro è simpatico», dice Celentano, che viene subito però redarguito da Fazio il quale gli ricorda che Casini non è ministro. Ma Adriano comunque prosegue dicendo che «tra i politici è anche uno fra i più belli ma - sottolinea - ha cominciato a parlare di nucleare, così come D'Alema, Berlusconi e tutta la destra che insiste per tornare al nucleare. Dicono che le centrali nucleari sono più sicure ora, ma non è quello il problema. Il pericolo sono le scorie, che non si sa dove metterle. Per smaltirle ci vogliono venticinquemila anni». E poi: «Ho un clamoroso sospetto: che forse Prodi sia sulla strada giusta. Fa solo promesse che si possono realizzare. Ma il Paese non gradisce, preferisce vivere di meno». Poi se la prende con i grattacieli e genericamente con i Comuni «che sono i mandanti di architetti kamikaze che distruggono ogni cosa». In un'altra fase della trasmissione, nel quale resuscita una sorta di «dibattito» di morettiana memoria, il Molleggiato con candida innocenza svela una, fino a ieri, inconfessata verità: «Io guardo la tv solo quando ci sono io». E questo spiega tutto. Una sparata sull'Università Bocconi («un mostro. Gli studenti appena entrano si suicidano tutti») e tutto il resto è noia. Celentano parla di politica ma non «infiamma», non è Grillo. Sono ormai vent'anni che le trovate televisive del «molleggiato» riescono a catturare un pubblico vastissimo. Nel 1987 Celentano propone «Fantastico 8», dando il suo tocco al programma-culto della Rai abbinato alla Lotteria. Tra un monologo e le famigerate «pause» abbatte i record di ascolto. Ha fatto epoca lo sgangherato e irresistibile discorso contro la caccia in cui si è dichiarato «figlio della foca». Nel 1992 è in tv dopo 4 anni da Fantastico con «Svalutation», seguiranno «Francamente me ne infischio» affiancato da Francesca Neri, e «125 milioni di caz..te». Ormai l'«elettrodomestico» televisione ha capito che Celentano come negli anni Settanta era stato una boccata d'ossigeno per il cinema (se pur di discutibile qualità), così oggi lo può essere per una asfittica televisione. Il 20 ottobre 2005 va in onda su Raiuno il contestatissimo show televisivo Rockpolitik. Celentano, come sempre, pretende dalla Rai «carta bianca» sui testi e sull'intero progetto. Ma ormai anche trattative e schermaglie tra Molleggiato e Mamma Rai sono uno spettacolo a parte, che riempie giornali e telegiornali. Il programma prende il via dopo l'autosospensione provvisoria del direttore di rete, Fabrizio Del Noce. Rockpolitik segna record assoluti in termini di share con una media del 46% nelle 4 puntate. Il picco massimo di ascolti si è registrato nella puntata che ospitava Roberto Benigni e ha fatto registrare oltre 16 milioni di telespettatori. Trash o non trash il pubblico pende dalle labbra del cantante diventato predicatore.

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