MEDUSE, di Etgar Keret e Shira Geffen, con Sara Adler, Nikol ...
Vivono a Tel Aviv, dove sono nati e i tre episodi con cui hanno strutturato il loro film si svolgono tutti in quella città, sulle rive di un mare che ha suggerito loro anche il titolo, "Meduse" da intendersi da un punto di vista simbolico. Le loro tra protagoniste, infatti, sono delle donne che si lasciano trasportare inerti dalle onde (della vita), riprendendosi a un certo momento grazie ad una loro istintiva adesione ad interventi estremi, persone, circostanze fortuite, proiezioni, in un caso, anche di un loro inconscio tormentato. Una di queste donne, Malka, è una madre anziana, chiusa in sé stessa, incapace di corrispondere all'affetto di sua figlia che fa l'attrice. La aiuterà a ritrovare la via degli affetti una badante filippina, legata invece teneramente al pensiero di una sua bambina lasciata in patria. Un'altra, Keren, si è appena sposata, un incidente le ha impedito di partire per il viaggio di nozze e, anche per questo, si sente inappagata a fianco del marito. La lettera di una scrittrice, suicida nel loro stesso albergo dov'era stata gentile con lei, le farà sentire di nuovo il peso positivo e l'importanza dei sentimenti. Pacificandola. La terza, Batya, ha un passato di solitudine cui si sta abbandonando. Glielo risolverà l'incontro con una misteriosa bambina uscita dal mare che, anche se forse vede solo lei, le ridarà quel senso della vita, perduto nel suo vuoto da tempo. I tre episodi si alternano strettamente fra loro, anche se le azioni che propongono non si intrecciano mai. Suggeriscono, con finezza e con tatto, soprattutto degli stati d'animo, indagando nelle psicologie non solo delle tre donne ma dei molti altri personaggi che le attorniano. In una cornice in cui di Tel Aviv si vede soltanto il mare mentre si indugia volentieri su interni di case, di alberghi, di teatri che tendono a suscitare quasi ogni risvolto nella narrazione delle atmosfere raccolte in cui i sapori di cronaca si alleano presto a quelli dell'intimismo. Con immagini così nitide, studiate, precise da non sembrare mai l'opera di un regista agli esordi. Completa la nettezza dell'insieme la recitazione. Attori professionisti e no si muovono sempre all'insegna della verità. Anche quando il reale sembra far posto all'immaginato.