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il lato oscuro e «feroce della pace del 1945»

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«Unesodo che conta almeno un milione di morti», ha ricordato Guido Crainz, promotore del convegno "Uomini e donne in fuga nel secondo dopoguerra", il 27 e 28 novembre presso l'Università di Teramo. Quel che accadde allora è la «grande rimozione della nostra coscienza europea con la quale la Ue deve oggi fare i conti, inevitabilmente. E che riguarda da vicino anche noi italiani, che abbiamo vissuto l'esodo dall'Istria», ha affermato Crainz, docente di Storia contemporanea a Teramo, che ha da poco pubblicato "L'ombra della guerra - il 1945 in Italia" (Donzelli). Con l'obiettivo di scoprire le ferite del passato da risanare, al convegno interverranno storici di tutta Europa. I vinti in fuga dopo la fine della guerra sono stati profondamente rimossi dai libri e dalle coscienze. Oggi più che mai, nell'epoca della Ue, occcorre però risanare i contrasti storici tra Italia, Slovenia e Croazia. Ma questo per Crainz «è nulla rispetto a ciò che accadde alla popolazione civile tedesca in seguito alle decisioni di Postdam, con circa 12 milioni di persone rispedite a forza in Germania, da Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia e Ucraina. Sofferenze di fiumi di persone costrette a spostarsi, che hanno ferito profondamente l'Europa, e con le quali questa ora deve fare i conti». Quando le sorti della guerra si invertono inizia il dramma dei popoli tedeschi: prima nelle città rase al suolo dalle bombe, poi nei territori dell'Est che subiscono sia l'avanzata dell'Armata rossa sia l'esplosione di violenze di massa e di brutali espulsioni di milioni di tedeschi. «Dalla Cecoslovacchia; dalla Polonia, in relazione al drastico spostamento a ovest dei confini del Paese, che compensava i territori annessi all'Urss con zone appartenute alla Germania - ha spiegato Crainz -. E poi dall'Ungheria, dalla Jugoslavia e dalla Romania. Oltre 12 milioni di tedeschi vennero spediti nella Germania disastrata del '45, in un processo colossale e disumano in cui perse la vita più di un milione di persone. Sono fatti rimossi, sino al 1989 in quei Paesi che ne furono direttamente responsabili. Ma non è più spiegabile che questa drammatica vicenda sia stata cancellata anche dalla comune cultura e consapevolezza storica dell'Europa occidentale». Restano i racconti dramatici di opere letterarie come "Il Tamburo di latta" di Gunther Grass, i diari di Czeslav Milosz o "L'usignolo dei Linke" di Helga Schneider.

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