Arbore: «O Sole mio è meglio delle canzoni di Gershwin»
partirein giro per il mondo con la sua Orchestra italiana. Arbore e i suoi 15 elementi festeggeranno 18 anni di musica napoletana, con la mente ai tanti ricordi di quasi vent'anni di successi. Arbore è riuscito a far cantare «Reginella» ai leghisti e «O sole mio» ai cinesi, a far ballare «Maruzzella» a 15 mila russi in piazza. Ieri mattina lo showman pugliese ha presentato la sua nuova tournée che partirà il prossimo 28 novembre dal Teatro Sistina. Come se non bastasse, Arbore ha presentato anche un triplo cd. «I critici, se la musica non è impegnata, sofisticata, non la prendono in considerazione», si sfoga subito Arbore, 70 anni compiuti, che presto tornerà sul grande schermo per un omaggio alla sua terra, la Puglia, in «Focaccia blues», storia del panettiere di Altamura che ha soppiantato McDonald's. Ma ce l'ha anche con le radio, e in particolare con i network, che non trasmettono le canzoni napoletane perché «dicono che dividono il pubblico». È per questo che è «orgoglioso di aver sdoganato la canzone napoletana nel mondo, perché sono le più belle melodie mai scritte, non hanno rivali. Sarebbe ingiusto che i giovani non le conoscessero o le dimenticassero». «Ho deciso di fare musica in prima persona. Da critico musicale e disk jockey - racconta - ho intuito che erano rimaste poche tracce delle canzoni napoletane, a parte Murolo e Carosone. Con 13 napoletani sui 16 dell'Orchestra italiana e qualche cafone come me - aggiunge - ci decidemmo a fare questa orchestra, non razzolando nella musica di allora, ma facendo musiche e arrangiamenti che non invecchiano, come "Pigliate 'na pastiglia" in versione salsa, riprendendo la formula delle orchestre dei primi del secolo. Il 99% delle nostre canzoni non sono invecchiate, questo dimostra che la musica napoletana è eterna». Nel cofanetto Renzo Arbore ha raccolto 47 canzoni, pubblicate tra il '92 e il '98, che hanno dato vita a cinque album, venduti in oltre due milioni di copie. «La musica popolare italiana è terza nel mondo e segue soltanto quella inglese e statunitense. Delle canzoni di Villa, Conte, Modugno, Battisti, la Pfm, De Gregori, Gaetano, Celentano, Ferro, Silvestri, Cristicchi, si dirà che erano operine. Abbiamo avuto un solo handicap: la lingua. La canzone napoletana si studia in Giappone, a Tokyo c'è un museo ad hoc. Insomma è un errore considerare la musica popolare solo finché vende». Arbore infine ha rivelato di aver pensato di realizzare con Gabriella Ferri un album di canzoni romane cantate dalla grande artista poi scomparsa e ha assicurato che i concerti di Roma conterranno anche un omaggio alla canzone romana.