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IL NASCONDIGLIO, di Pupi Avati, con Laura Morante, Rita ...

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In equilibrio, spesso, fra reale e surreale, nell'ambito, allora, del gotico d'autore. Come ne "La casa dalle finestre che ridono", una delle sue opere maggiori, in "Zeder" e ne "L'arcano incantatore". Oggi vi torna, facendo ricorso a tutti gli elementi classici del genere, una casa maledetta, un antefatto tutto sangue, una donna al centro così fragile che, appena uscita da un manicomio, ha l'ansia di non essere ancora guarita e di dovervi perciò tornare di nuovo. Come ambientazione ha scelto la provincia americana e precisamente quello Iowa già a suo tempo visitato con altri suoi film e in mezzo vi ha costruito un dramma, che partendo da quegli spunti, ci pone presto di fronte a una serie di eventi che via via mettono la protagonista con le spalle al muro. Nella casa che ha preso in affitto stranamente a poco prezzo per aprirvi un ristorante, italiano come lei, comincia a sentire delle voci che, smentite dagli altri, rischiano di tornare a farla sentire pazza. Presto, però, sulla scia di quelle voci, emerge una realtà, nascosta tra le oscure pieghe del passato, che tende a svelare delitti lontani, ma pronti a ripetersi con nuovi spargimenti di sangue; in climi, attorno, così opprimenti ed avversi, da impedire quasi alla donna di liberarsene. Fino all'ultimo. Un itinerario angosciante, fra la pazzia temuta e l'orrore pronto a dilagare, che Avati ha dipanato con una struttura narrativa colma di risvolti cupi, con personaggi malefici attorno, sospetti, sorprese, ambiguità, rappresentati da una regia che, meritoriamente senza ricorrere ad effetti speciali, suscita gli incubi solo dalle situazioni in cui la protagonista è coinvolta, dosando il crescendo delle tensioni in una cifra stilistica sempre di forte impatto. Sia per merito del montaggio martellante e serrato che la porta avanti, sia per la violenza torva delle immagini (firmate come sempre da Pasquale Rachini), sia per le musiche di Riz Ortolani, evocative ad ogni svolta di pericoli tetri. In mezzo, con il pieno dominio di tutti i suoi mezzi espressivi, si dibatte Laura Morante che, pur presente per la prima volta in un gotico, vi si adegua con partecipazione totale. Ora interiore e angustiata, ora visibilmente attraversata dal terrore, mostra, ad ogni pagina, di saper magistralmente trascorrere da un sentimento ad un altro senza mai una frattura. Attrice ormai sempre più grande.

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