«Non sarà la politica a insegnarci a vivere»
Alla fine, con grande sforzo, intonavo un brano. E una voce mi rimproverava, diceva che non avevo azzeccato la tonalità». Era una voce di uomo, Giorgia? Lei sorride, finalmente pacificata. «Diamo retta all'inconscio? Si trattava di mio padre? D'accordo. Da bambina cantavo di nascosto, davanti a lui mi vergognavo moltissimo. Era papà l'artista di casa: ero gelosa di chi gli chiedeva l'autografo, mi aggrappavo alla sua gamba perché non me lo portassero via. Ricordo la prima volta che mi esibii davanti a lui, avrò avuto otto anni: era la mia occasione, potevo trattenerlo, farmi ascoltare». Farsi ascoltare: suona come un paradosso, in bocca alla ragazza che, come disse una volta Herbie Hancock, quando canta "ha una luce dentro". Spiega Giorgia: «Io non voglio gridare, impormi, e neppure cedere alle aspettative di chi mi chiede di non cambiare mai, di lasciarmi inscatolare in una bella confezione, come donna e come artista. Ma voglio togliere quella parete di vetro tra me e chi mi è di fronte, restare senza difese, forse con incoscienza, ma cercando il dialogo della sincerità. Basta compromessi, non voglio più soffrire. Se perdo contatto con la mia anima mi ammalo». E come riesca a trasformare la sua apparente fragilità in una poderosa spinta interiore Giorgia lo dimostra con il nuovo cd, il suo decimo, intitolato provocatoriamente "Stonata": «Sono disorientata, in questi tempi di opportunismo, dove il mondo cede alla rabbia, alla bramosia di potere, e nessuno propone di ripartire dalla coscienza, dalla rivalutazione della materia umana. Ciascuno di noi faccia chiarezza sul piano etico. Non sarà la politica a darci le risposte». Per farsi domande, la trentaseienne romana ha lavorato attorno un catalogo di canzoni scritte in massima parte da lei stessa («Ho ragionato da musicista, prima ancora che da vocalist»), dove spiccano gemme come "Parlo con te", "Chiaraluce", "Ora basta": le ballad, come sempre, sono il pezzo forte del suo repertorio. Ma in un assemblaggio deliziosamente imperfetto Giorgia gioca con il funky, il tango, il rhythm & blues, e qui e là spuntano le facce degli amici: Pino Daniele, Elio, il pianista Cesare Picco, la jazzista Susanna Stivali. In "Libera la mente" ecco, registrato dal suo show, uno scampolo di monologo di Beppe Grillo: «Voleva registrare una cosa apposta, ma andava già bene questa. L'ultima volta che ci siamo sentiti, a marzo, mi ha detto: "farò qualcosa per smuovere le coscienze". È accaduto. Spetta a noi decidere. Abbiamo scoperto che eravamo perfino troppo fiaccati per protestare. Ridotti a burattini, fermi lì a farci oltraggiare, reprimere, schiacciare». Un discorso a parte merita Mina, che duetta a distanza con Giorgia in "Poche parole": «Le ho mandato il pezzo, lei ha cambiato l'arrangiamento, e quando ho ascoltato la sua voce quasi svenivo dall'emozione. È la più grande: quando ero piccola restai colpita dal suo ritiro dalle scene. Poi, in questi ultimi anni, l'ho capita: quando Mina era giovane i media e i moralisti ne sbranarono la vita privata. Fu coraggiosa a sottrarsi a questa esposizione continua: coraggiosamente, andò a riprendere se stessa». Crescere in pubblico: mica facile. Come fare una seduta psicoanalitica a porte aperte. «Ho imparato a gestire gli attacchi di panico guardando il cielo. Di notte ci trovo tante cose, di giorno ricevo la luce. Aspetto risposte, e da qualche parte arrivano. A volte credo di essere pazza, perché sento che Dio mi parla. Ho un canale aperto con Lui. Ma resto una fan del dubbio». Capace di immense emozioni, di inquietudini rivelatrici. «La prima volta davanti a papa Wojtyla: dovevo cantare davanti a lui alla Sala Nervi. Mi sfiorò un braccio e mi disse: "Ti auguro di avere sempre una voce pura e cristallina". Il giorno dopo divenni afona. Il mio corpo mi dà sempre risposte, si tratta solo di decifrarle. Quanto al mio spirito, c'è la Giorgia diavolo su una spalla e quella angelo sull'altra. Forse non devo sperare di ricondurle ad una sola, ma accettarle entrambe. Lasciare che mi parlino, in questa mia parte di vita così priva di filtri, ma aldilà del puro istinto».