La star australiana (di padre texano) Cate Blanchett, ...
Oggi c'è una visione restrittiva, limitata, di ciò che significa essere un'attrice. Io comunque non amo le distinzioni. E mi piace tanto collaborare con la regia ed il regista». Il cinema è...? «Da bambina non mi interessava molto il cinema, preferivo il teatro, mi piaceva certamente fuggire nel mondo dei personaggi che non potevano esistere e che io non avrei mai potuto condividere dal punto di vista delle esperienze. E tutto questo mi consentiva e mi consente di spingere oltre, molto oltre, la mia fantasia». Roma, l'Italia, ha un buon rapporto? «Ho avuto la fortuna di lavorare in Italia e a Roma in particolar modo tante volte. Sono stata a Cinecittà per il passato, "Il talento di Mr. Ripley" uno dei film che mi ha visto protagonista, sono stata in Italia anche altre volte sempre per fare cinema. È un paese che mi ha saputo sempre accogliere. Amo molto il cinema, soprattutto la seconda età dell'oro del cinema italiano, che ha influenzato moltissimo il mio senso della realtà e della cinematografia. Credo che il cinema italiano si sia spinto verso i limiti dello spazio e del tempo della realtà. E quando il cinema occidentale si blocca cerco sempre di guardare verso il cinema italiano».