Attacco allo Stato dai Vicerè
Il libro a lungo vittima di ostracismo, per il suo triplice attacco istituzionale, trovò in Benedetto Croce un feroce stroncatore. «L'impietosa autobiografia di una nazione» - come lo definisce Di Grado, studioso del romanzo - a distanza di più di cento anni dalla sua pubblicazione datata 1894, diventa un film di Roberto Faenza: dal 9 novembre in 120 sale distribuito da 01 e interpretato da Alessandro Preziosi, Cristiana Capotondi, Lando Buzzanca e Lucia Bosè. Realizzato con un budget di circa 9 milioni di euro, il film avrà anche una versione televisiva in due puntate su Raiuno nella prossima stagione. La storia ruota intorno alla famiglia siciliana degli Uzeda di Francalanza, erede dei Vicerè dell'isola, che viene raccontata dai moti per l'Unità d'Italia agli ultimi decenni del secolo. Attraverso gli occhi dell'ultimo erede, Consalvo (Preziosi), vengono svelati intrighi, ricatti e trasformismi in vista della nuova, temuta e poi asservita, democrazia. L'intransigente principe Giacomo (Buzzanca), avido e superstizioso, nel cercare di proteggere beni e privilegi della famiglia, si scontra contro gli idealismi di Consalvo. Ma il ragazzo, prima idealista, si trasforma poi in un politico trasformista e ipocrita, offrendo una figura quanto mai attuale. A fare le spese dell'autoritarismo di Giacomo è anche la sorella di Consalvo, Teresa (Capotondi), costretta a rinunciare per un matrimonio di convenienza all'uomo che ama, Giovannino (Guido Caprino), che per lei si uccide. «Il film, sebbene possa sembrare cinico, è un atto d'amore verso l'Italia - ha spiegato Faenza -. Sono come un medico che ha scelto di dire la verità al proprio paziente. È un atto di giustizia verso uno dei più bei romanzi della nostra letteratura, che ha anticipato, per tematiche, di cinquant'anni "Il Gattopardo" di Tomasi di Lampedusa, che lo ha copiato e saccheggiato. De Roberto è stato preveggente. Il libro racconta tre punti nevralgici della società italiana, la famiglia, la Chiesa e lo Stato. La prima vista come l'alcova di tutti i mali, un luogo di scontro e sopraffazione, che puntualmente si ripercuote anche all'esterno. Lo spettatore è posto davanti a un quadro apocalittico e quanto mai reale, ma, rispetto a De Roberto, io sono più ottimista». Consalvo prende alla lettera le parole dello zio Duca (Lo Monaco): «Destra, sinistra, oggi non significano più niente!» e per Preziosi il suo personaggio offre nel comizio finale «la possibilità di capire da dove nasca il Partito Democratico. Nulla è cambiato rispetto a quel comizio. Chiediamoci: a che cosa è dovuto arrivare questo ragazzo per entrare in società? Se il romanzo di De Roberto non fosse stato dimenticato, oggi avremmo un rapporto più vero con la Storia». Lando Buzzanca ha detto infine di avere aspettato un ruolo come quello di Giacomo «per molto tempo: finalmente è arrivato e con un regista straordinario come Faenza. Il personaggio è legato a tre caratteristiche molto lontane da me, l'avidità la superstizione e la cultura dell'odio».