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Sarina Biraghi [email protected] È Martina l'ultima ...

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È «Singolare femminile» (Sperling & Kupfer). L'esaltazione della femminilità o una svolta femminista? «Sono 19 i romanzi in cui porto avanti la storia di noi donne, ma io non sono mai stata femminista, anche se riconosco e legittimo quel movimento - dice con il bon ton tutto milanese Bice Cairati, alias Sveva Casati Modignani, nome de plume dietro cui si è celata insieme al marito Nullo Cantaroni fino al 2004, quando lui scomparve -. Il femminismo aveva una carica di aggressività e disvalore nei confronti del maschio che non è tipico della donna. Credo che la donna per far valere i suoi diritti, anche oggi, deve essere femminile. Non serve l'aggressività, produce un effetto contrario». Però le sue sono donne forti? «Forti e determinate, sempre se stesse e che pretendono di stare sullo stesso piano dell'uomo ma senza prevaricarlo». "Singolare femminile", come sempre in cima alla classifica di vendita, è una vibrante affermazione della maternità. «Martina fa tre figlie con tre uomini diversi che per circostanze diverse non sposa ma forse non lo avrebbe fatto comunque, non in odio al maschio ma per affermazione della sua femminilità e del principio che una donna debba sposare l'uomo che ama». Diritto alla maternità significa essere buone madri? «Martina si scopre incinta appena quindicenne e sente di volere fortemente, con un moto d'orgoglio, il bambino che sta per nascere e scopre come è bello per una donna la meraviglia di crescere una vita dentro di sè. E sarà una madre straordinaria, la sintesi della maternità perché l'istinto materno non esiste. Alcune donne sono proprio mamme e altre non lo sono e anche facendo figli e amandoli non sanno essere mamme». I suoi romanzi sono tradotti in ben 17 Paesi ed hanno venduto quasi dieci milioni di copie. Ma la critica quasi non si accorge di lei. «Non è vero che non se ne accorge. Il professore Spinazzola, parla di me come fenomeno unico nella narrativa italiana contemporanea che racconta davvero la storia delle donne attraverso i decenni». In effetti Sveva Casati Modignani scrive la saga familiare tipica degli scrittori inglesi. Abbiamo bisogno del «vissero felici e contenti»? «Il finale allegro è della favola, i miei sono finali pacificatori. Abbiamo capito che la felicità non esiste, l'obiettivo a cui tendiamo è la serenità». E le trasformazione in fiction? «Poche, sono due linguaggi diversi, che non mi appartengono». Lei ambienta sempre i suoi libri a Milano «Amo Milano, è la mia città, anche se ormai è come le vecchie puttane che continuano a darsi belletto per apparire appetibili». Però, per presentare i suoi romanzi non trascura Roma e per «Singolare femminile» ha scelto l'hotel «Giulio Cesare» in Prati. Come mai? «Ho sentito che Hugh Grant usa alloggiare qui perché si sente più a casa ed ho voluto provare. Confermo».

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