Maurizio Piccirilli [email protected] La spia in ...
A narrare la storia, scandita come un thriller ricco di colpi di scena ed emozioni, è il libro «Benedetto fra le spie» edito da Editori riuniti e scritto dal giornalista Annibale Paloscia. «Una storia italiana di dimensione europee, che parla del passato ma in cui possiamo ritrovare molto di oggi. Penso ai rapporti tra Stato Italiano e Vaticano, agli attentati dell'11 settembre ritenuti impensabili e sottovalutati in un primo momento dai servizi segreti americani. Penso a come in questo libro si parla dell'attentato alla Corazzata Leonardo del 2 agosto 1916; al rapporto con il tribunale e la magistratura, molto polemico, sia ieri che oggi». Così il vice ministro dell'Interno Marco Minniti ha commentato il libro. Al centro della storia la figura del cameriere-segretario di Benedetto XV, monsignor Rudolph Gerlach, a capo di una rete di spie internazionali durante la Grande Guerra. In ballo c'è lo scacchiere internazionale tra le grandi potenze e sullo sfondo, ma determinante, i giochi di spionaggio e controspionaggio nella realtà storica della Prima Guerra mondiale osteggiata dal Papa pacifista. Una storia di intrighi che non è frutto dell'immaginazione dello scrittore, ma è basata su documenti inediti scovati da Paloscia, negli archivi storici. «Sono un cronista che si è appassionato al primo grande mistero italiano e ha voluto raccontarlo. Una gran faticata, ma ne valeva la pena - racconta l'autore -. È fondato su documenti inediti tratti dall'Archivio di Stato e da altre fonti, che mostrano alcune costanti di quello Stato profondo che nel nostro Paese costituisce la scena di molti misteri ma anche lo spazio dove i servizi segreti giocano in competizione con la polizia». Il thriller si svolge all'ombra del colonnato del Bernini ed è realmente accaduto negli anni della Grande Guerra tra 1914 e il 1918. Dall'interno del Vaticano, Gerlach, tramite una rete di informatori spesso doppiogiochisti, inviava informazioni in Svizzera, a Berna dove aveva sede l'Evidenzbureau, la regia unificata dello spionaggio austro-germanico. Il monsignore gestiva anche fondi per finanziare giornali e gruppi di pressione che reclamavano la neutralità dell'Italia. Il generale Max Ronge, capo dell'Evidenzbureau austriaco durante la prima Guerra mondiale, raccontò che, grazie a spie come monsignor Gerlach, il suo servizio segreto conosceva in anticipo tutti i piani italiani, sia prima che dopo l'entrata nel conflitto. L'alleanza austro-germanica riuscì così a mettere a segno clamorose operazioni belliche, come l'affondamento il 27 settembre 1915, della corazzata ammiraglia della flotta italiana «Benedetto Brin». Lo speciale affetto di Benedetto XV permette a Gerlach di frequentare il suo appartamento privato e soprattutto il salone dei ricevimenti, dove si tengono le udienze ufficiali e i colloqui riservati con emissari di tutti i potenti del pianeta. Mentre la stampa inglese e francese scrive che nessun servizio segreto poteva competere con la Santa Sede nell'accesso alle informazioni strategiche, Gerlach è lì. Nel cuore dell'ingranaggio che permette al Pontefice di osservare tutti gli avvenimenti nei dettagli più sottili. Dalle quinte dei Palazzi Apostolici, dietro le mure leonine, l'affascinante monsignore bavarese può dirigere la rete di spionaggio a favore degli Imperi centrali e contro l'Italia. La spia con la tonaca frequenta i saloni dell'Hotel de Russie e si concede persino un'amante con pied à terre a Piazza di Spagna. La polizia italiana riuscì a identificare Gerlach e a emettere contro di lui un mandato di arresto. Una faccenda fatta di carte e segreti ma anche di vecchie campane in disuso che, data la penuria di materia prima per i cannoni, facevano gola allo Stato italiano (avrebbero potuto essere acquistate a buon prezzo per fonderle e farne bocche di fuoco). Ma come convincere il Vaticano a fare l'operazione? Il disco verde di Benedetto XV, il papa che condanna la guerra come «inutile strage», è legato a una precisa condizione: il governo di Roma deve evitare la condanna di monsignor Rudolph Gerlach, classe 1885, cameriere segreto del Pontefice. Il monsignore venne fatto fuggire all'estero. Gerlach sceglie la Svizzera dove alle funzioni in chiesa preferisce i ricevimenti nei grandi alberghi. E Benedetto XV continuerà a rinnovare al suo ex segretario l'invito a offrire i suoi «patimenti» al Cielo. Negli anni a seguire monsignore Gerlach decise di gettare la tonaca alle ortiche e tornare alla vita civile. Cambiò identità e di lui si persero le tracce. Come nella migliore storia di spie.