Sean Penn
La pellicola in due ore e mezza racconta la storia vera di un giovane americano che, tra la fine degli Ottanta e i primi Novanta, dopo la laurea lascia una vita di comodità per diventare un po' barbone un po' trapper, tra metropoli caotiche e infinite distese della natura. Penn ha firmato la regia basandosi sul best seller «Nelle terre estreme» di John Krakauer. Il protagonista è Emile Hirsch (quello di «Lords of Dogtown», del 2005, una bella promessa, già in parte mantenuta, del cinema Usa). Il film è supportato dalla forte colonna sonora di Eddie Vedder, leader dei Pearl Jam, che per l'occasione esordisce come solista. Penn non ha rinunciato a confermare la sua fama di scorbutico presentandosi con occhiali da sole (mai tolti) e mostrando poca simpatia per i fotografi (subito ricambiato). Si è poi scusato di non essere ben lucido per aver un po' abusato, la sera prima, del vino rosso italiano e, finalmente, ha iniziato a parlare del suo film. «Ci sono infinite cose che mi fanno arrabbiare e che sono per me un combustibile per la mia creatività. Ma la cosa che proprio non sopporto è quando la stupidità assume un valore troppo alto». Il suo film «si lega a due elementi fondamentali. Da una parte c'è la storia di una fuga, ma la parte principale è la ricerca della libertà». Dal regista anche un invito ai giovani: «Negli Usa e in Occidente siamo troppo dipendenti del comfort. Non voglio suscitare strane reazioni nei giovani, farli fuggire e metterli in pericolo, ma credo sia necessario un cambiamento e far battere i loro cuori più velocemente». Tra fare l'attore e fare il regista ormai preferisce quest'ultima cosa: «Come attore scelgo attentamente i film, ma mi sono innamorato della regia». Visto lo show di Penn poco è rimasto da dire al protagonista Hirsch che, del suo personaggio, spiega: «C'è voluto molto equilibrio per farlo diventare reale, autentico». Nonostante si tratti di una storia vera. Ma comunque la magia, a lui e a Penn, comportamenti plateali a parte, sembra essere riuscita.