Tensione dosata con l'abilità dell'arte sottile
Quelli in cui più intensamente lo ispirava la natia terra veneta, come nel "Prete bello", Nell'"Estate di Davide", ne "La lingua del Santo". Oggi, il suo Veneto va a sorprenderlo tra le campagne, i filari di pioppi e le acque placide del Delta padano, in un paesino dal nome fittizio in cui anima una storia d'amore, un delitto con risvolti quasi di giallo, una cornice di facce vere tolte direttamente dalle cronache contadine; con un costante sapore di autentico. Tre personaggi protagonisti in mezzo: Giovanni, un bravo ragazzo che vuol diventare giornalista; Mara, giovane supplente nella scuola elementare, libera, disinibita, già in procinto di partire per paesi lontani; Hassan, un onesto emigrato tunisino da tutti benvoluto che esercita con molta perizia e molto zelo il mestiere di meccanico. Hassan si innamora di Mara, con delicatezza, con pudore, l'altra, sapendo di partire, gli si dà per una notte, di lì a poco, però, verrà trovata morta sulle rive del Po. Toccherà a Giovanni, con la passione del giornalista in erba, di trovare il bandolo della matassa, dopo un altro evento tragico. Contravvenendo scientemente al consiglio di un suo mentore in giornalismo che, per scrivere bene, gli aveva raccomandato di tenere sempre la "giusta distanza" dai fatti perché, se troppo lontano, non avrebbe saputo vederli e se troppo vicino avrebbe rischiato di farsene coinvolgere. Uno studio esemplare dei caratteri (la sceneggiatura, con Mazzacurati, l'ha scritta anche la bravissima Doriana Leondeff), un dosaggio attento e fine non solo delle situazioni di cui sono partecipi, ma anche dei climi, via via mutevoli, in cui a poco a poco vengono immersi, da quelli sentimentali a quelli tragici, con meditate tensioni al momento in cui intervengono certi schemi del giallo. Facendo sempre in modo che a vedere, a sentire e poi a commentare nella posizione di voce narrante sia Giovanni con le sue personali passioni, i suoi sospetti, i meccanismi delle sue curiosità che finiscono per confluire in ricerche molto serie e molto giuste. Mentre la regia di Mazzacurati privilegia i modi sospesi, gli accenti spesso volutamente anche ambigui, facendo procedere l'azione, prima al momento in cui esplode poi in quello in cui si scioglie, in cifre tese e vibranti. Pronte a coinvolgere. Specie quando vi fanno da sfondo i panorami padani quasi sublimati dalla poetica fotografica di Luca Bigazzi. Giovanni è l'esordiente Giovanni Capovilla: farà strada. Mara e Hassan sono Valentina Lodovini e Ahmed Hafiene, già noti, ma visti qui per la prima volta in veste di protagonisti. In grado di farvi fronte.