Monica, io pupa bionda per amore del gangster
{{}}È tornata ad essere la conturbante bruna di sempre, nonostante nel film "Le Deuxieme souffle" di Alain Corneau Monica Bellucci appaia bionda e sofferente, nei panni di Manouche, donna del gangster Gu (Daniel Auteuil). «Mi sono ispirata a tutte le bionde dello schermo, come Deneuve, Bardot e Basinger. Tutte star che sono al centro di storie perturbate da una donna. È vero che i capelli biondi attraggono di più gli uomini. Mi dicevano che le copertine delle riviste che si vendono meglio hanno sempre una bionda e che io ero un’eccezione, perché le mie copertine da bruna andavano a ruba». Donne come Mangano, Loren e Anna Magnani, sulla quale proprio ieri è stato presentato il documentario realizzato da Gilles Jacob, sono per la Bellucci «un modello, vere icone. Se oggi faccio cinema lo devo ad attrici come loro. Il mio personaggio è una donna capace di tutto per il suo uomo, ma ha spesso le lacrime agli occhi. Sono stata protetta dalla vita provinciale umbra ma non ci potrei più vivere. Mi preoccupa la condizione attuale della donna: siamo prese dal lavoro e abbiamo ormai le stesse malattie degli uomini, non abbiamo più tempo per i figli. Sulla crisi matrimoniale che travaglia l’Eliseo non oso dare giudizi, la vita è difficile per tutti. Comunque anche un presidente è un uomo. Mi vergogno perchè sono fortunata, ho tutto, soprattutto una vita familiare: ciò che più conta per me. Vorrei che durasse sempre, ma so che non è possibile. Non parlo mai male del mio paese come fanno molti: all’estero quando dico di essere italiana ricevo un sorriso. Gli Usa non fanno per me: c’è un’energia che non mi piace», ha commentato l’attrice che ha girato a Lecce "Non ti voltare" con Sophie Marceau.