Dal processo all'altare, Rosmini sarà beato
Il rito di beatificazione, approvato da Benedetto XVI, avrà luogo domenica 18 novembre a Novara. Il primo giugno scorso papa Ratzinger, che dell'ex Sant'Uffizio è stato il prefetto per oltre vent'anni, aveva autorizzato ufficialmente la Congregazione per le Cause dei santi a riconoscere un miracolo compiuto «grazie all'intercessione» di Rosmini, la guarigione di Suor Ludovica Noè. Nato a Rovereto nel 1797 e morto a Stresa nel 1855, fondatore dell'Istituto della Carità e delle Suore della Provvidenza, Rosmini ormai è considerato un sacerdote e teologo che, con più di un secolo di anticipo, prefigurò le riforme del Concilio Vaticano II. La sua causa di beatificazione, dopo molti anni di incertezze legate alle sue posizioni teologiche, aveva subito un'accelerazione il 21 marzo 1998 con la chiusura, a Novara, del processo informativo diocesano. D'altra parte fin dal febbraio 1994 la Congregazione per la Dottrina della fede, presieduta dal cardinale Ratzinger, aveva comunicato che non vi era alcun ostacolo all'apertura di quel processo. Rosmini era stato chiamato a Roma da Pio IX, su indicazione del regno del Piemonte. Quel Papa voleva creare Rosmini cardinale e nuovo segretario di Stato, ma nel 1848, obbligato dall'avvento della Repubblica Romana a rifugiarsi a Gaeta, nel regno dei Borboni, non potè realizzare quel suo proposito, anche perchè osteggiato dal segretario di Stato allora in carica, il cardinale Antonelli. Nello stesso anno Rosmini pubblicò la sua opera più controversa in ambito ecclesiastico, «Le cinque piaghe della Chiesa», libro condannato dal Sant'Uffizio nel 1849 per le sue tesi di riforma sociale ed ecclesiale e rivalutato nel 1967 sotto Paolo VI. Dopo le accuse contro le sue dottrine di poca «ortodossia» e la messa all'indice di due sue opere (l'altra era «Il socialismo e il comunismo»), Rosmini nel 1849 si ritirò a Stresa, dove continuò la sua opera di scrittore. Tra i suoi discepoli anche Alessandro Manzoni.