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Garibaldi, quella bandiera

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"Invasori"? Ma per molti si tratta di "liberatori". E alla loro testa c'è un guerriero generoso: Giuseppe Garibaldi. Biondo, bello, carico di fascino magnetico. L'icona dell'eroe. L'Eroe dei due Mondi. Infatti, ha combattuto in Sudamerica. Sempre nel nome della libertà e dell'indipendenza dei popoli, contro i governi reazionari e dispotici. È forte e buono, umile e giusto. Un santo. Assomiglia a Cristo. Già, proprio come lui, vuole la pace, ma sa che per conquistarla può essere necessaria la spada. La spada del Bene contro il Male. Garibaldi è da sempre un massone mangiapreti: ma ci sono tanti sacerdoti che hanno gettato la tonaca all'ortica per seguirlo. Quasi fosse, appunto, una nuova incarnazione di Cristo, che indica la Via, la Verità e la Vita per l'Italia nascente. Retorica? Ma come si fa a togliere la retorica dalla storia patria? I miti nascono e prosperano, alimentati dall'immaginario collettivo. Scrittori e artisti, come ci insegna Ugo Foscolo, consegnano gli eroi all'immortalità, cantando o raffigurando le loro imprese. È chiaro che bisogna avere anche le "physique du rôle". Garibaldi ce l'ha. Per certi versi, è un eroe "mediatico" un secolo prima di Che Guevara. Su poster, magliette e bandiere, la faccia del Nizzardo farebbe la stessa "figura" di quella dell'angelo vendicatore latino-americano. Un volto, un nome suggestionano, hanno una grande potenza evocativa. Tanto più quando li associ a ideali, a una bandiera di battaglia. Non importa se deformando e mistificando, in nome della propaganda faziosa. Basti pensare a quanto l'immagine dell'eroe risorgimentale fu "sventolata" prima dalla Resistenza rossa e poi dai socialcomunisti nelle elezioni del '48. "Et pour cause": come si fa a "parlar male di Garibaldi"? Come si fa a dire che è "brutto, sporco e cattivo"? Beh, tanti storici hanno provato a ricostruire la figura del "guerriero" e del "politico" con obbiettività, diciamo "sine ira et studio". Ma contro l'epica nazionalpopolare (alimentata anche da appassionate testimonianze di patriottismo in gonnella: si veda la "Vita di Giuseppe Garibaldi" scritta da Jessie White Mario) c'è poco da fare. Già da bambino, Garibaldi è un eroe, visto che, a dieci anni, si getta nel mare in tempesta per salvare una donna che sta per affogare. Ma eroe è troppo poco: Garibaldi è addirittura un "sacerdote" in camicia rossa. Proprio così: nel 1866, a Verona, dopo la guerra, una donna del popolo gli presenta il suo bambino e gli dice: "Battezzatelo voi alla religione della patria libera". E Garibaldi, con gli occhi lucidi, lo battezza con la formula: "Possa tu divenire un apostolo del vero". E non basta: infatti correva voce che fosse invulnerabile perché era stato vaccinato con un'ostia consacrata. Eppure, aveva anche lui il suo "tallone d'Achille". Perché il 3 novembre 1867, Garibaldi fu sconfitto dai franco-pontifici a Mentana: "Garibaldi fu ferito,/ fu ferito ad una gamba,/ Garibaldi che comanda,/ che comanda il battaglion...

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