«Qui non è facile sentirsi a casa Ma mi piace la loro voglia di cambiare»
«L'anno scorso, dopo due ore in Catalogna, mi sentivo come se ci avessi vissuto dieci anni. Qui ci sarà da lavorare parecchio». Sospira, Fabio Volo, ma si capisce che la nuova sfida lo intriga. Il successo di "Italo-Spagnolo", il programma vissuto in diretta da una casa sulle Ramblas, ha spinto Mtv a proporre all'artista bresciano una serie di 18 puntate da Parigi, in onda ogni martedì, mercoledì e giovedì alle 22 e 30, a partire dal 3 aprile. Dalla suggestiva location della ex Panoramique de la Funiculaire, una sala da ballo rotonda ai piedi del Sacre Coeur di Montmartre, il Volo di "Italo-Francese" proverà a raccontare un Paese che si avvicina a una scelta politica complessa, tra speranze e tensioni, con la consapevolezza che per lui non è ancora un innamoramento con il luogo, ma solo una fase di studio. Per giunta, non parla la lingua. «Ma ho già capito, da anarchico accusato di essere qualunquista, che questi hanno più voglia di cambiare di noi italiani: i loro candidati alle presidenziali sono più giovani di quelli che comandano a Roma. Qui poi non subiscono restrizioni alle regole per amarsi: si vogliono bene anche tra persone dello stesso sesso, e tra cani e gatti». Però non tutto fila liscio: l'altro ieri i poliziotti, già stressati dagli incidenti alla Gare du Nord, lo hanno fermato mentre andava in bici, e perquisito senza troppi complimenti. «Ero con le mani appoggiate al furgoncino, il flic che provocava graziosamente citando Materazzi e Zidane, e intanto alcuni studenti italiani in gita mi scattavano foto. L'agente non capiva perché». Ancora, ha scoperto che per filmare professionalmente la Tour Eiffel «servono permessi e devi sborsare anche mille euro. E allora, con il mio cameraman, mi sono dichiarato turista. Fingi di salutare la mamma davanti all'obiettivo e il gioco è fatto». Poi ci sono gli inconvenienti sul set: con i fratelli Bergamasco (ospiti della prima puntata di "Italo-Francese" con Stefania Rocca, e il plus di un'intervista registrata a Marcello Lippi), Fabio ha vissuto momenti di giocoso terrore: i due marcantoni della nazionale di rugby lo hanno costretto ad allenarsi con loro, praticamente massacrandolo senza alzare un dito. «Alla fine, sporchi e sudati, si sono infilati insieme nella loro unica macchina: una Smart». Tanti altri verranno, nel loft-teatro-cucina, dove Volo e la live-band capitanata da Pacifico (che già teme di dover eseguire assieme al padrone di casa la prediletta "Nel Sole" di Al Bano), accoglieranno via via personaggi come Sergio Rubini, Simone Cristicchi, Neffa, Daniele Silvestri, Zucchero (il 3 maggio dall'Olympia partirà il suo nuovo tour mondiale) o Giovanna Mezzogiorno: «con lei, più che un'intervista, vorrei fare un figlio». Gioca con il suo presunto status di single sfigato, Volo, e liquida con un'alzata di spalle le voci sulla sua omosessualità: «Ho preso casa al Marais, un quartiere tutto gay, ma non sono riuscito a comprarmi sandali da doccia, perché li trovi solo griffati e pieni di brillantini». E rischia, per amor di battuta, quando dice che più di Monica Bellucci lo attira Scamarcio: «Se viene qui, lo mando in giro vestito da saldatore a mettere lucchetti alle bici e ai lampioni di Montmartre. Un'idea per il prossimo film di Moccia». Quanto alla sua carriera di attore, dopo il convincente ruolo drammatico per "Uno su due", Fabio prende tempo: «Nulla di firmato, sono più concentrato sulla scrittura del mio meraviglioso quarto romanzo, una storia di sentimenti né duraturi né troppo effimeri. L'amore della terra di mezzo, in qualche modo». Gli altri tre libri hanno venduto più o meno un milione di copie, e a qualcuno non è andata giù. L'altro giorno, al convegno del Premio Grinzane Cavour, Alain Elkann si rammaricava che in cima ai best-seller editoriali vi fosse proprio Volo. Lui dapprima si schermisce: «Sono un bersaglio facile, so di non essere Dostoevskij». Poi affonda: «Ma a me questo Elkann piace un sacco, soprattutto le sue interviste in tv. Scrive anche romanzi? Se vuole leggere q