«Un eroe cattivo solo con se stesso»
Mi ha risposto: Diego non farà mai una vita normale», con questa battuta ieri il regista Marco Risi ha avviato verso le sale il suo ultimo film: «Maradona-La mano de Dios». Un lavoro importante, difficile, per Risi che ha vissuto il fenomeno Maradona prima, e non ne fa mistero, come estasiato spettatore ed ora come narratore di una delle leggende del nostro tempo. «Diego non ha mai visto il film - ha svelato Risi - Ma a lui, mi ha detto, la cosa non interessa molto. L'ho incontrato solo una volta, nel 2005. Avere contatti con Maradona - ha precisato - non è una cosa facile. Eravamo a Cesenatico, nella villa di Salvatore Bagni, uno dei pochi veri amici di Maradona». «Da dietro una colonna - ha proseguito il regista - ho visto spuntare il testone enorme di una persona che mi osservava. Era lui. Mi è venuto vicino, sapeva che desideravo fare il film, e ci siamo messi a parlare. Siamo stati a discorrere, per sei ore, di tanti argomenti, ma non della storia che volevo raccontare. Poi, alla fine dell'incontro, per venti minuti, abbiamo parlato del film. Mi ha detto che a lui, in definitiva, della pellicola non importava, ma ci teneva molto all'assenso della moglie Claudia». Un assenso che, tra molte difficoltà, Risi è riuscito ad ottenere. Nella narrazione, calcolando che si tratta di un calciatore, si parla poco di sport e molto dei problemi con la droga. Nonostante questo il racconto a molti è risultato abbastanza indulgente con il protagonista. «Io non ho voluto fare un film "contro", scandalistico - ha spiegato Risi - Mi ha sempre interessato la vita di questo personaggio, un'esistenza conflittuale di un uomo geniale, unico nel calcio, ma molto fragile nella vita normale. Nel mio incontro l'ho trovato intelligente e simpatico. Ma solo». A chi gli domanda il perché di tanta simpatia risponde che Diego Armando Maradona è stato il più grande calciatore di tutti i tempi. Molto più grande di chiunque altro. E poi, aggiunge, «Maradona non ha mai fatto male a nessuno, tranne che a se stesso. Certo era un uomo che tirava cocaina - ha precisato Risi - ma almeno non aveva incarichi di governo. E poi non ha mai usato la droga per migliorare le sue prestazioni sul campo. Anzi, se non avesse preso la cocaina la sua carriera, probabilmente, sarebbe durata molto di più. La cosa che mi ha colpito di lui è la sua capacità di dire, sempre, quello che pensa. Cambiando anche idea, alle volte, ma quello che pensa, in quel momento, dice. E questo, in un mondo di persone che parlano per fare piacere a chi ascolta, non è una cosa da poco». «Maradona-La mano de Dios» uscirà nelle sale il prossimo venerdì ed è in corsa per il festival di Cannes. Protagonista è Marco Leonardi («I cavalieri che fecero l'impresa», 2001). «Di lui - ha detto il regista - Mi ha convinto la grinta. Ho fatto molti provini, volevo un attore argentino. Poi Leonardi è venuto da me e mi ha detto: Maradona sono io. E l'ho scelto». Ma perché Risi ha voluto girare una pellicola su Maradona? «Forse - ha risposto con una battuta - per riuscire a fare un film di successo». a.angeli@iltempo.it