Pienone per i «tesori invisibili» del Fai
Malgrado il freddo, in mezzo milione hanno visitato i luoghi d'arte eccezionalmente aperti
Anche quest'anno l'iniziativa, giunta alla quindicesima edizione, si è ripetuta con successo: cinquecento i monumenti rimasti aperti sabato e ieri in duecento città italiane e, per la prima volta, in tutte e venti le regioni. Forte dei 420 mila visitatori registrati nel 2006 e dei quasi quattro milioni di partecipanti nelle precedenti edizioni, la manifestazione ha visto la partecipazione di 500 mila persone, nonostante il freddo, offrendo da sabato l'apertura di luoghi d'arte e di siti naturalistici con cento delegazioni e un esercito di settemila volontari del Fai e di mille uomini della Protezione Civile. Inoltre, novemila "baby Ciceroni", cioè gli studenti delle nostre scuole, guidano i visitatori tra 176 luoghi di culto, 100 tra palazzi e ville, 31 tra castelli e torri, 62 biblioteche e, ancora, mulini, cortili e giardini, aree archeologiche, fortificazioni militari, accademie, teatri e scuole. Sono rimasti aperti, tra gli altri siti, Palazzo Mezzanotte a Milano (storica sede della Borsa italiana), l'acquedotto di Galermi a Siracusa (del V secolo a.C. e tuttora in funzione) la Sinagoga di Trieste (fra le più grandi e importanti d'Europa). E ancora: la Villa Medicea di Firenze (sede dell'Accademia della Crusca e antica residenza suburbana della famiglia Medici), il Liceo Visconti e il Palazzo del Collegio Romano a Roma (già biblioteca nazionale e attuale sede del ministero per i Beni e le Attività culturali). Sono beni che, nella maggior parte dei casi, sono chiusi al pubblico e "invisibili". I beni invisibili però, ricorda il Fai, «non sono solo quelli difficili da visitare. Ne esistono molti altri frequentati senza comprenderne il valore». Quando il Fai ha dato vita alla Giornata di Primavera quindici anni fa, sottolineano i responsabili del Fondo, «l'obiettivo era quello di denunciare lo stato di abbandono nel quale versavano moltissimi beni dell'Italia cosiddetta minore. E anche grazie alla Fondazione e alla presenza sul territorio delle sue delegazioni l'attenzione pubblica su quei beni è cresciuta negli anni. Nel corso del tempo, poi, all'obiettivo iniziale si è aggiunta un'esigenza che va oltre la denuncia, quella di stimolare nelle persone la consapevolezza di vivere in mezzo alla bellezza». Secondo la portavoce del Fai, Sofia Bosco, la tutela dei beni culturali funziona nel nostro Paese, ma «quello che bisogna mettere a fuoco è la gestione. Non si può delegare a enti terzi la gestione di un bene. Senza la partecipazione di ognuno non è possibile andare avanti. Bisogna invertire l'idea statalista di delega allo Stato per la tutela e la gestione dei beni. I cittadini devono partecipare attivamente». Secondo la portavoce del Fai, però, «negli ultimi anni è stato commesso un vero "saccheggio" causato dalle innumerevoli speculazioni e dagli interventi legati a due condoni. Negli ultimi dieci anni alcune iniziative hanno messo a rischio il territorio anche da un punto di vista geostatico, causando frane e altri disastri».