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«Sogno un duetto con Vasco Totti, attento al Manchester»

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Il suo passato di sciupafemmine lo ha più volte esposto al rischio di vedersi frantumato come un guscio di noce da qualche rivale in amore. Memorabile, anni addietro, il sospiro con cui decretava «indimenticabile» la top-model slovacca Adriana Sklenarikova. Per meglio dire, sosteneva che «le sue curve sinuose» lo avevano schiantato nel corpo e nell'anima. Il guaio era che all'epoca la venere bionda era già sposata con l'asso del Real Madrid Christian Karembeu, che non gradì, e promise di entrare a gamba tesa contro il cantante dei Simply Red. Il "rosso" è fatto così: prima di mettere la testa a posto, rimorchiava a tutto andare. Tra le altre, la stangona della passerella Kylie Bax e la tennista Steffi Graf. Oggi, a 46 anni, si dice pacificato: sbandiera ai quattro venti l'amore per Gabriella Wesberry, che a giugno lo renderà padre di una bambina. «Finalmente vivo una relazione solida e duratura - ci dice Hucknall al telefono da Londra - e la mia serenità mi ha ispirato anche per questo nuovo cd». "Stay" arriva a 22 anni di distanza dall'esordio di "Picture book": e dopo 40 milioni di dischi venduti e vari ribaltoni nella formazione della band, il marchio Simply Red è ancora garanzia di qualità nel versante "soul pop bianco". Canzoni sentimentali, perlopiù in tempi medi (come il brillante singolo "So not over you" o l'iniziale "The world and you tonight"), che vanno giù come un bourbon, con qualche deviazione verso il rock (la cover di "Debris" del vecchio Ronnie Lane) e la curiosa "Little Englander", ironica "foto" della pretenziosità britannica. «Questo album - spiega Mick - riflette non solo il felice momento della mia vita privata, ma anche l'empasse in cui si trova la società occidentale, che mi preoccupa ora più che mai, pensando a mia figlia. Siamo immersi nella cultura dell'eccesso: possediamo ogni cosa, e ci bombardano di ogni sorta di informazione, grazie alla tv, ai computer, ai nuovi media. Ho l'impressione che la dittatura delle tecnologie sia arrivata al punto di poter creare avvenimenti e notizie ancora prima che accadano, costringendo la gente a sedersi e ad attenderne la conferma davanti a un monitor o a uno schermo. Come se si fosse verificato un sorpasso ai danni della realtà: aspettiamo che succeda qualcosa, ci crediamo in contatti con tutto e tutti, e intanto trascuriamo noi stessi, il nostro corpo, la nostra anima». Caspita. Hucknall parla come un sociologo, o forse un politico in pectore. Qualche anno fa voleva candidarsi per la Camera dei Lord: naturalmente per i laburisti, di cui era un sostenitore anche sul piano finanziario. «Ma ho smesso di dare soldi a Blair quando ha deciso l'intervento in Iraq, non sopportavo l'idea che fosse "andato a letto" con Bush con tanta disinvoltura. Sul premier il mio giudizio resta interlocutorio: è pur vero che Blair doveva in qualche modo svincolarsi dagli antagonismi continentali di Schroeder e Chirac. Sopratutto da quest'ultimo, che voleva imporgli la visione francese dell'Europa, molto meno proiettata verso il confronto fra Est ed Ovest del mondo». Sul fronte interno? «L'opera di Blair è stata in qualche modo la prosecuzione del thatcherismo, con piccole differenze. Nelle tasche degli inglesi girano più soldi di vent'anni fa, ma anche oggi ci viene detto che l'individuo è al centro di tutto, che ciascun cittadino è importante, speciale, prezioso. E il risvolto negativo è che non c'è più responsabilità collettiva, nessuna partecipazione allo sforzo per costruire il bene comune nel Paese. Io non tradisco l'adesione alle istanze sociali del Labour Party». Mister Hucknall ci mette del suo per sostenere la Gran Bretagna: «Diversamente da altri colleghi, pago le tasse qui a Londra, dove vivo gran parte dell'anno. Però mi sento cittadino del pianeta». La popstar possiede case e terreni in giro per il mondo: tra queste un'ampia porzione del fiume Finn, in Irlanda, per garantire la ripopolazione dei salmoni) e un ristorante a Parigi. «Il "Man Ray"? È aperto da 12 anni, è

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