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Dal 30 marzo nelle sale il film con Raz Degan «Centochiodi», rappresentazione del Cristo post-moderno

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Olmi: «Lascio il cinema di finzione e vado a scuola di povertà»

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Seguendo questo pensiero, un affermato professore di filosofia compie un atto folle e rivoluzionario: inchioda per terra cento incunaboli custoditi nella biblioteca dell'università, poi fugge e si rifugia tra le anime semplici di un villaggio sulle rive del Po. Questo il tema centrale del film "Centochiodi" di Ermanno Olmi, interpretato da Raz Degan e Luna Bendandi, in predicato per il festival di Cannes e dal 30 marzo distribuito in cento sale. Con questa opera ricca di poesia e suggestioni, il maestro bergamasco si congeda «con serenità» dal cinema narrativo per dedicarsi unicamente ai documentari. Il primo, "Terramadre", documenterà a Torino l'incontro mondiale dei contadini; il secondo la riconversione della Falck di Sesto San Giovanni di Renzo Piano e il terzo sarà un documentario sulla ricerca della gioia, dal titolo "Chi vuol essere lieto sia". Crocifiggendo i libri sul pavimento, il protagonista testimonia che «non esiste conflitto tra religione e cultura - ha spiegato Olmi -. La differenza è tra disciplina ed educazione: la prima prescrive il rispetto delle regole, è la religione che sottoscriviamo, alla base delle più grandi tragedie umane; la seconda prevede non il rispetto delle regole, ma dell'uomo. I libri possono servire qualsiasi padrone e i più prepotenti. Ogni forma di Chiesa decreta che il dogma è più importante dell'uomo: io penso, invece, che la religione è la scelta personale di ciascuno. Cristo ha rivoluzionato tutte le religioni con il perdono. Ma la religione cristiana è stata fonte di equivoci. Cristo stesso si è ribellato due volte, abbattendo il tempio e scagliandosi contro Dio che chiede sacrifici umani. Il suo primo miracolo fu trasformare l'acqua in vino e quando si sta insieme gioiosamente l'acqua sembra davvero vino. L'atto di follia che cambia il mondo non è la bomba dell'eversivo, ma la scelta di San Francesco, che si spoglia per vestirsi di povertà e libertà. Dovremmo andare a scuola di povertà dai contadini dell'800 per compiere atti di correttezza ecologica». Oltre a desacralizzare la cultura, senza mai dissacrarla, Olmi rievoca il percorso di Cristo: l'arresto, le parabole, l'ascensione, l'accusa contro l'idolatria. Fino alla dirompente frase blasfemica, che solleva la questione della Teodicea. «Nel giorno del giudizio sarà Dio a dover render conto di tutta la sofferenza del mondo, dice il protagonista inveendo però contro il Dio falso, quello che invochiamo per compiere atti scellerati in suo nome». [email protected]

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